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A cura della Redazione
Il presidente della Banca Asiatica di Sviluppo (ADB) Masatsugu Asakawa è stato eletto all’unanimità dal Consiglio d’Amministrazione per un secondo mandato. Asakawa sarà così nuovamente al vertice della banca di sviluppo regionale per altri cinque anni a partire dal 24 novembre prossimo.
Asakawa era stato eletto presidente dell’ADB per la prima volta il 30 novembre 2019, assumendo poi l’incarico il 17 gennaio 2020, quando ha preso il posto di Takehiko Nakao. «La mia visione per ADB nel nuovo mandato sarà quella di servire quale istituzione di sviluppo principale per l’Asia e il Pacifico nel sostegno ai suoi Paesi membri in via sviluppo nella fase di ripresa dalla pandemia da coronavirus lungo il rinnovato percorso verso un futuro prospero, inclusivo, resiliente e sostenibile che abbiamo immaginato nella nostra Strategia 2030», ha subito annunciato Asakawa.
Dall’ADB sottolineano come dall’inizio del suo primo mandato, la banca abbia fornito «significativi contributi al piano di risposta e ripresa per la regione di fronte alla pandemia di Covid-19», con un pacchetto complessivo di 20 miliardi di dollari ed un Servizio di Accesso ai Vaccini per l’Asia-Pacifico da 9 miliardi di dollari.
A settembre dello scorso anno, inoltre, la banca ha concluso il trasferimento di oltre 4 miliardi di dollari nel suo Fondo Speciale Asiatico per lo Sviluppo e l’Assisenza Tecnica, finalizzato a sostenere i Paesi in via di sviluppo più vulnerabili della regione.
Fondata nel 1966 su iniziativa nippo-statunitense, la Banca Asiatica di Sviluppo ha sede a Mandaluyong, centro incluso all’interno della Regione Metropolitana di Manila, nelle Filippine. Nel corso dei decenni, l’ADB ha aumentato il suo board passando dagli iniziali 31 Paesi membri agli attuali 68, di cui 49 in Asia e nel Pacifico e 19 nel resto del mondo, tra cui l’Italia.
Presente dal 1986 anche la Cina, con un capitale sottoscritto di 9,85 miliardi di dollari e 684.000 azioni, pari ad una quota del 6,429%, che ne fanno il terzo azionista dopo Stati Uniti e Giappone, entrambi con una quota del 15,571%. Seguono, nel novero dei primi dieci Paesi, India, Australia, Indonesia, Canada, Corea del Sud, Germania e Malesia.