Ambiente. Delle 10 città più inquinate al mondo, 7 sono in India: la peggiore è Gurgaon

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Forse non molti sanno che l’India è il Paese col maggior numero di città ad alto tasso inquinante al mondo. Fra gli esperti, però, è ormai una realtà conclamata da diversi anni. In particolare, da quando la Cina sta mettendo in campo ingenti politiche di riduzione delle emissioni nocive e massicci investimenti in energie pulite, tanto da diventare leader mondiale di settore, l’apprensione globale per le polveri killer si è spostata in Asia Meridionale, soprattutto in India, Pakistan e Bangladesh. Tuttavia, il nuovo Piano Nazionale per l’Aria Pulita, lanciato a gennaio dal governo di Nuova Delhi, potrebbe cominciare ad invertire la rotta. Ce ne parla Alex Thornton in questo articolo scritto per il Forum Economico Mondiale, che proponiamo in versione tradotta.


di Alex Thornton
[Forum Economico Mondiale]



L’inquinamento atmosferico è un killer insidioso. Se fate parte di quel 91% della popolazione mondiale che respira aria ritenuta pericolosa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), allora ogni volta che inalate, particelle microscopiche si depositano nei vostri polmoni. Esse si insinuano nel vostro sistema circolatorio, provocando tumori, ictus e malattie cardiache, arrestando la crescita e lo sviluppo dei vostri figli, e addirittura riducendo la vostra capacità intellettiva.

Oggi, un nuovo studio condotto da IQAir AirVisual e Greenpeace ha identificato le città dove l’inquinamento atmosferico è maggiore. La lista è dominata dall’India, dove si trovano 7 delle 10 peggiori città e ben 22 delle peggiori 30.

La città più inquinata sul pianeta è Gurgaon, un hub finanziario e industriale di quasi 1 milione di abitanti che sorge a circa 30 km a sud-ovest di Nuova Delhi. In quelle zone, i livelli di inquinamento atmosferico medio nel 2018 erano oltre 13 volte superiori al livello consentito dalle linee-guida dell’OMS, nonostante la qualità dell’aria sia in realtà leggermente migliorata rispetto all’anno precedente.

© Statista

Come Gurgaon, anche le altro quattro città indiane che la seguono in classifica sono satelliti di Delhi, che resta la capitale più inquinata del pianeta. Patna e Lucknow, insieme a Faisalabad e Lahore in Pakistan, e a Hotan in Cina, chiudono la graduatoria delle peggiori dieci.

La ricerca si è concentrata sui livelli di materiale particolato sottile noto come PM 2,5. Queste particelle microscopiche, venti volte più piccole dello spessore di un capello umano, sono le più nocive per la salute umana. Possono essere metalli, composti organici o i derivati della combustione prodotti dalle centrali elettriche a carbone, dal legno, dalle stufe a carbone, dai motori delle automobili e dalle fabbriche.

© US Enviromental Protection Agency

Il costo di questo genere di inquinamento atmosferico è enorme, sia per la salute umana che per l’economia. Globalmente, esso miete 7 milioni di morti premature all’anno e riduce l’aspettativa di vita mediamente di 1,8 anni, dimostrandosi più nocivo del fumo. I costi finanziari sono stimati attorno ai 225 miliardi di dollari in termini di occupazione persa e di migliaia di miliardi di dollari in più in termini sanitari.

La Banca Mondiale stima che l’inquinamento atmosferico costi all’India l’equivalente dell’8,5% del PIL, un enorme salasso sulle risorse. E con l’economia prevista in rapida crescita, l’incremento dell’industrializzazione potrebbe persino accentuare ulteriormente il problema.

Questa situazione ha spinto il governo indiano a lanciare un nuovo Programma Nazionale per l’Aria Pulita, parte del quale è stata definita dal ministro per l’Ambiente Harsh Vardhan come una “guerra all’inquinamento”. Questo piano è finalizzato alla riduzione del particolato nell’ordine del 20-30% nei prossimi cinque anni attraverso una combinazione di iniziative nazionali e misure specifiche per le singole città. Se otterrà un successo, i benefici potrebbero essere imponenti, restituendo 1,3 anni all’aspettativa media di vita degli indiani in generale e quasi 3 anni a quella del residenti di Delhi e delle aree più inquinate dell’Uttar Pradesh.

© Statista

Le proposte comprendono la riduzione della dipendenza da diesel del trasporto pubblico, l’incentivazione dell’industria a passare a fonti di energia pulite e a diminuire il traffico stradale attraverso l’aumento delle accise sul carburante e l’imposizione dei pedaggi. Eppure, i risultati più significativi possono forse essere raggiunti con le soluzioni più semplici: ad esempio, gli esperti sostengono che fornire stufe da cucina pulite a tutti gli abitanti dei villaggi dell’India ridurrebbe immediatamente l’inquinamento atmosferico di un terzo.

L’India può prendere esempio da ciò che è accaduto oltre l’Himalaya. L’inedito sviluppo economico della Cina ha generato effetti collaterali indesiderati in termini di inquinamento atmosferico che in alcuni casi, un tempo, avevano ricoperto per giorni le città di uno smog soffocante. Eppure, politiche ambiziose sono riuscite a ridurre in modo significativo i livelli di particolato e diossido di zolfo in molte aree del Paese negli ultimi anni.

Anche altre esperienze mostrano che le misure per contrastare l’inquinamento recano benefici maggiori degli investimenti necessari ad applicarle. L’aria in molte città europee è più salubre di una generazione fa. Negli anni Sessanta, la California registrava alcuni fra i livelli di inquinamento più elevati al mondo. Eppure, mezzo secolo di politiche ambientali e di investimenti in alternative più pulite hanno fatto dello Stato nordamericano un leader mondiale nella riduzione dell’inquinamento. Si stima che per ogni dollaro speso per limitare l’inquinamento, lo Stato della California ne ottenga 30 grazie ad un migliore stato di salute, nuovi posti di lavoro e migliore produttività, a dimostrazione che il prezzo da pagare per il progresso non deve includere l’aria che respiriamo.



Le opinioni espresse nell’articolo sono del solo autore e non del Forum Economico Mondiale



Traduzione a cura della Redazione
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