Con le firme apposte domenica 15 novembre dai quindici capi di Stato o di governo dei Paesi coinvolti è stato ufficialmente siglato il Partenariato Economico Regionale Globale (RCEP), l’accordo di libero scambio più grande al mondo, che racchiude all’incirca il 30% della popolazione mondiale e il 30% del PIL globale. Dopo otto anni di negoziati, Cina, Giappone, Corea del Sud, Australia, Nuova Zelanda e i dieci Paesi membri dell’ASEAN uniscono i loro sforzi per costruire un’economia più aperta ed inclusiva nella regione Asia-Pacifico. Scenari Internazionali aveva affrontato il tema nel suo 15° numero, dall’emblematico titolo Verso una nuova economia-mondo. Dopo l’Australia, proseguiamo il nostro viaggio per capire cosa cambia nel Sud-est asiatico.
A cura della Redazione
I vertici dell’Associazione delle Nazioni del Sud-est Asiatico (ASEAN) hanno definito nei termini di una giornata epocale quella dello scorso 15 novembre, quando i capi di Stato o di governo dei dieci Paesi membri hanno apposto la loro firma sul documento di adesione al Partenariato Economico Regionale Globale (RCEP), l’accordo di libero scambio che coinvolge anche Cina, Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda.
«La RCEP rappresenta il più grande accordo di libero scambio sin qui mai concluso dall’ASEAN, coprendo un mercato composto da 2,2 miliardi di persone, con un PIL aggregato di 26.200 miliardi di dollari, pari al 30% del totale mondiale», hanno ribadito i leader dei dieci Paesi nel comunicato congiunto pubblicato all’indomani dell’accordo.
«La firma della RCEP è un evento storico poiché sostiene il ruolo dell’ASEAN alla guida di un accordo commerciale multilaterale di questa portata, a dispetto delle sfide globali e regionali nonché di ben otto anni di negoziati». È questo il giudizio sintetico espresso dal segretario generale, il bruneiano Dato Lim Jock Hoi, che ha aggiunto: «La RCEP darà un impulso indispensabile ad una rapida e solida ripresa, a vantaggio delle imprese e dei cittadini nella nostra regione, in particolare durante l’attuale crisi pandemica».
È opinione condivisa che, non appena entrerà in vigore, l’accordo migliorerà l’accesso al mercato grazie all’eliminazione di dazi e quote per oltre il 65% dei beni scambiati, oltre a rendere gli affari più prevedibili per effetto di regole d’origine comuni e normative trasparenti. Questo, secondo l’ASEAN, stimolerà le aziende ad investire maggiormente nella regione, inclusi gli ambiti dei servizi e delle catene logistiche, creando nuovi posti di lavoro.
«Nei suoi 20 capitoli, la RCEP, quale accordo moderno, globale, caratterizzato da alta qualità e beneficio reciproco, riguarda settori e materie che non erano stati coinvolti nei precedenti accordi di libero scambio conclusi tra l’ASEAN e gli altri Paesi che partecipano alla RCEP», ricordano i leader del Sud-est asiatico, con riferimento agli accordi commerciali che la comunità economica regionale aveva concluso nel corso degli ultimi quindici anni con Cina (CAFTA), Giappone (JACEP), Corea del Sud (KAFTA), Australia e Nuova Zelanda (ANZAFTA).
Al di là delle specifiche clausole sugli investimenti e sul commercio di beni e servizi, infatti, la RCEP chiama in causa anche le questioni relative alla proprietà intellettuale, all’e-commerce, alla competizione, alle piccole e medie imprese, alla cooperazione economica e tecnica nonché agli appalti pubblici.
«Siamo fiduciosi – hanno aggiunto i dieci leader – che l’accordo della RCEP schiuderà una vasta gamma di opportunità per le imprese della regione, soprattutto in termini di accesso al mercato, considerando il livello di liberalizzazione degli investimenti e del commercio di beni e servizi».
© Riproduzione riservata