Lo scorso mese di novembre, Singapore ha assunto la presidenza annuale dell’ASEAN, l’unione politico-economica che raccoglie i dieci maggiori Paesi del Sud-est asiatico. La città-Stato è un affermato hub commerciale, logistico e finanziario, riconosciuto universalmente per l’ampia apertura agli investimenti, la capacità di innovazione e l’elevata efficienza della macchina amministrativa. Il tema scelto da Singapore per la sua presidenza, non a caso, è Resilienza e Innovazione. Quali sono, dunque, gli impegni cui Singapore è chiamata in questo 2018? A questa e ad altre domande ha risposto un editoriale, da noi tradotto in lingua italiana, scritto per il The Straits Times da Tommy Koh, Ambasciatore generale presso il Ministero degli Esteri di Singapore, docente di diritto internazionale, diplomatico di lunga carriera, ex Ambasciatore di Singapore presso le Nazioni Unite e negli Stati Uniti.
[The Straits Times]
La Carta dell’ASEAN prevede che la presidenza dell’Associazione debba ruotare annualmente, in base all’ordine alfabetico della prima lettera del nome in lingua inglese degli Stati membri. Singapore detiene la presidenza in questo 2018. Quali sono le funzioni e gli oneri di tale ruolo? Il primo obbligo è quello di presiedere ufficialmente tutti gli incontri dell’ASEAN, a qualsiasi livello ed in ogni settore. In totale, l’ASEAN organizza circa 1.000 vertici all’anno.
La Carta dell’ASEAN conferisce al Paese che ne detiene la presidenza le seguenti funzioni:
– Promuovere e rafforzare attivamente gli interessi ed il beneficio dell’ASEAN;
– Garantire la centralità dell’ASEAN;
– Garantire una risposta efficace e tempestiva alle questioni urgenti e alla situazioni di crisi, compresa la fornitura di ausilio;
– Rappresentare l’ASEAN nel consolidamento e nella promozione di più strette relazioni con i partner esterni.
Fra i dieci Paesi membri dell’ASEAN, il Governo di Singapore è uno dei più convinti sostenitori dell’ASEAN. È dunque deludente dover leggere che in un recente sondaggio pubblicato recentemente da Blackbox, l’opinione pubblica singaporiana si è piazzata all’ultimo posto nella graduatoria del gradimento verso l’ASEAN. Solo il 77% dei cittadini di Singapore interpellati hanno mostrato una visione positiva o molto positiva dell’ASEAN, rispetto all’85% registrato in tutti gli altri Paesi membri dell’Associazione. Il 16% dei singaporiani ha inoltre evidenziato una visione negativa dell’ASEAN, rispetto al 10% emerso negli altri Paesi.
Lo scopo di questo scritto è spiegare l’importanza dell’ASEAN ai singaporiani.
Benefici economici
L’ASEAN produce enormi benefici per Singapore e i singaporiani. Il miglior modo per dimostrarlo è quello di ricordare ai singaporiani che il nostro mercato interno è fatto di 5,6 milioni di consumatori. Nel quadro della Comunità Economica dell’ASEAN, la sfida è quella di integrare le dieci economie coinvolte in un unico mercato e in una sola base produttiva. Questo significa che il nostro mercato interno non è costituito soltanto dai 5,6 milioni di abitanti della nostra città-Stato ma dai 628 milioni di consumatori della regione. L’ASEAN è una delle economie più dinamiche al mondo. Attualmente, è la settima al mondo. Si prevede che, entro il 2030, possa diventare la quarta. L’ASEAN vanta un’ampia e crescente classe media ed una popolazione relativamente giovane.
Malgrado i trend protezionisti emersi altrove, l’ASEAN resta impegnata a garantire la libertà di commercio, l’integrazione regionale e l’apertura economica. Ad esempio, l’ASEAN sta guidando i negoziati per la realizzazione di un mega-accordo di libero scambio che indluce l’ASEAN ed altre sei economie, conosciuto come Partenariato Economico Globale Regionale (RCEP). Una volta concluso, il RCEP costituirà una delle più vaste aree di libero scambio al mondo.
Benefici politici
Quali benefici politici ha prodotto l’ASEAN per Singapore e i singaporiani? Il più importante è la pace. Senza pace, nessun tentativo di accordo economico sarebbe stato possibile. Senza pace, le menti degli uomini e le risorse dei Paesi ASEAN si sarebbero dedicate a creare guai anziché sviluppo. Senza pace, il percorso che Singapore ha compiuto dal Terzo al Primo Mondo sarebbe stato più difficile, se non impossibile.
Negli ultimi cinquant’anni, l’ASEAN ha mantenuto la pace nel Sud-est asiatico. I Paesi ASEAN non sono mai entrati in guerra l’uno contro l’altro durante questo periodo. Per tale ragione, Kishore Mahbubani e Jeffrey Sng hanno proposto nel loro libro The Asean Miracle che il Premio Nobel per la Pace vada all’ASEAN.
Un’altro beneficio politico che Singapore ha tratto dall’ASEAN è rappresentato dalla capacità di stabilire partenariati con dieci importanti Paesi, ovvero, in ordine cronologico: Australia, Nuova Zelanda, Canada, Giappone, Unione Europea, Stati Uniti, Corea del Sud, Cina, Russia ed India.
Dal momento che l’ASEAN è un’organizzazione regionale di successo e che mantiene un atteggiamento aperto ed inclusivo verso i suoi interlocutori esterni, i leader dei Paesi suoi partner per il dialogo, ogni anno, si incontrano con gli omologhi dell’ASEAN e partecipano a forum organizzati dall’Associazione come l’ASEAN+3 (con Cina, Giappone e Corea del Sud), il Forum Regionale dell’ASEAN e il Vertice dell’Asia Orientale.
Senza l’ASEAN, nessuno dei dieci Stati membri sarebbe stato capace di attrarre i leader dei Paesi più importanti del mondo, incontrandosi annualmente con essi. Non c’è esempio dell’importanza dell’unità e della centralità dell’ASEAN migliore di questo.
Altri benefici
L’ASEAN ha portato altri benefici a Singapore e ai singaporiani. Essa è probabilmente l’organizzazione regionale più diversificata al mondo. Parliamo lingue diverse, professiamo diverse religioni ed abbiamo diverse forme di governo. Eppure, malgrado le nostre differenze, siamo andati avanti, nel tempo e con molti sforzi, nello sviluppo di un senso di identità e solidarietà regionale. Questo senso di solidarietà ha permesso all’ASEAN di rispondere prontamente ed efficacemente ad emergenze e crisi quali l’epidemia della Sars nel 2003, lo tsunami nell’Oceano Indiano del 2004 e il Ciclone Nargis nel 2008. Spero che l’ASEAN possa riuscire a svolgere un ruolo utile nel quadro della crisi umanitaria in atto nello Stato di Rakhine, nel Myanmar.
Negli ultimi cinquanta anni, i governi e le popolazioni dell’ASEAN hanno sviluppato una cultura di consultazione, compromesso e cooperazione. Quest’etica è molto preziosa perché la regione si trova ad affrontare molte sfide che non possono essere risolte da alcuno Stato per conto proprio. Tali sfide includono i cambiamenti climatici, il terrorismo, il traffico di esseri umani, le migrazioni, i rifugiati, l’inquinamento transfrontaliero, la tutela della biodiversità e la salvaguardia degli oceani e dei mari.
Oltre a migliorare gli standard della qualità della vita e del benessere delle popolazioni degli Stati membri, l’ASEAN ha anche aiutato a promuovere i diritti sociali, culturali ed umani dei propri cittadini. La creazione, in seno all’ASEAN, della Commissione Intergovernativa sui Diritti Umani, della Commissione sulla Promozione e la Protezione dei Diritti delle Donne e dei Minori, oltre all’adozione della Dichiarazione ASEAN sui Diritti Umani e della Convenzione ASEAN Contro il Traffico di Esseri Umani, in Particolare Donne e Minori, rappresentano importanti pietre miliari.
C’è poi un’altra conquista dell’ASEAN che vale la pena ricordare. L’ASEAN è impegnata nella risoluzione pacifica delle dispute. Inoltre, è chiamata dalla Carta a supportare i principi delle Nazioni Unite, il diritto internazionale ed il diritto internazionale umanitario. In altre parole, l’ASEAN sostiene il diritto internazionale.
La presidenza di Singapore
Singapore vivrà un anno intenso, presiedendo l’ASEAN. Fino al prossimo agosto, la città-Stato svolgerà il ruolo di coordinatore dell’ASEAN nel quadro delle relazioni con la Cina. Dopodiché, sarà chiamato a coordinare le relazioni ASEAN-UE. Si tratta di un rapporto molto importante dal momento che l’UE è il principale investitore ed il secondo partner commerciale dell’ASEAN.
Il tema scelto da Singapore per la sua presidenza è Resilienza e Innovazione. Vogliamo consolidare la resilienza comune dell’ASEAN contro le minacce del terrorismo, dell’estremismo violento, dei crimini transnazionali, dei crimini informatici ed altro ancora. Dobbiamo anche rafforzare la nostra unità e la nostra resilienza di fronte alla crescente competizione per l’influenza da parte delle grandi potenze.
L’ASEAN non deve mai permettere a sé stessa di dividersi. Vogliamo che l’ASEAN sia più innovativa per sfruttare le opportunità create dall’economia della condivisione, dall’economia digitale, dall’e-commerce, dall’e-payment, dalla robotica, dall’intelligenza artificiale, dalla nanotecnologia e così via. L’ambizione è quella di riuscire a connettere 628 milioni di persone attraverso il digitale in modo che possano facilmente compiere transazioni transfrontaliere. L’ambizione è quella di creare una rete regionale di smart-city. L’ambizione è quella di connettere gli hub nei vari Paesi ASEAN per le start-up.
L’ASEAN ha portato molti benefici a Singapore e ai singaporiani. Spero che, dopo aver letto questo editoriale, un maggior numero di miei connazionali possa farsi un’opinione positiva dell’ASEAN. In occasione della cerimonia di chiusura di Manila nel novembre dello scorso anno, il primo ministro Lee Hsien Loong ha detto: «L’ASEAN ha costruito un’architettura regionale stabile, aperta e inclusiva, che ha determinato sicurezza, crescita e sviluppo per i nostri popoli». Sono d’accordo con il ministro degli Esteri Vivian Balakrishnan, il quale ha recentemente affermato che l’ASEAN ha un futuro radioso e Singapore utilizzerà la sua presidenza per contribuire a costruire questo futuro.
Traduzione a cura della Redazione
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