Azerbaigian. Ambasciatore Aslanov: Saremo snodo d’Eurasia, sfida è sminare e ricostruire Karabakh

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Dopo le elezioni presidenziali del 7 febbraio scorso, che hanno riconfermato il presidente uscente Ilham Aliyev con il 92,05% dei voti espressi, l’Azerbaigian riparte sul cammino delle riforme e delle trasformazioni. Ad incrementare il consenso diffuso del capo di Stato in carica ha senza dubbio contribuito il completo ripristino della sovranità nazionale sulla regione del Karabakh, per oltre un trentennio occupata da milizie separatiste filo-armene. Ora il Paese è chiamato ad una nuova serie di impegni e sfide – dalle infrastrutture all’energia, dalla digitalizzazione alla sostenibilità, dalla cultura ai grandi eventi – che ne determineranno il futuro. Abbiamo contattato l’Ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian in Italia, Rashad Aslanov, per conoscere più da vicino la situazione.


A cura della Redazione


S.E. Rashad Aslanov, bentornato su Scenari Internazionali. Con l’operazione lanciata lo scorso 19 settembre, l’Azerbaigian ha ristabilito in circa 24 ore la piena sovranità sul Karabakh. Dall’Europa si sono levate diverse critiche: Bruxelles ha condannato l’intervento accusando Baku di aver violato il cessate-il-fuoco deciso nel 2020, mentre il Parlamento Europeo ha addirittura approvato una risoluzione per chiedere alla Commissione di “adottare sanzioni mirate contro individui del governo azerbaigiano” e di “ridurre la dipendenza dell’UE dalle esportazioni di gas dall’Azerbaigian”, ipotesi per altro potenzialmente autolesionista, vista la persistente crisi energetica. Negli ultimi mesi si è ricomposta questa divergenza? Quali passi in avanti sono stati fatti dopo la firma del MoU siglato nel 2022 per aumentare ad almeno 20 miliardi di metri cubi il flusso di gas naturale fornito all’Europa, e all’Italia in primis, attraverso il Corridoio Meridionale?

Le misure antiterrorismo dello scorso settembre, che hanno portato al ripristino dell’integrità territoriale dell’Azerbaigian, sono state motivate dal perdurare da parte dell’Armenia di azioni contrarie alla dichiarazione trilaterale del 2020: faccio riferimento alla rotazione di personale militare nei nostri territori, che invece avrebbe dovuto essere interamente ritirato, alla sottrazione di minerali, al cospargimento di mine. Purtroppo, anche ultimamente, abbiamo dovuto denunciare un atteggiamento di doppio standard nei confronti del mio Paese da parte delle istituzioni europee, che avrebbero invece dovuto contestare questi comportamenti da parte dell’Armenia ed essere al nostro fianco per la normalizzazione delle relazioni.

Per quanto riguarda la posizione parziale del Parlamento Europeo, non è una sorpresa per noi. Ci sono prove di trent’anni di occupazione armena dei nostri territori, di pulizia etnica e di massacri contro gli azerbaigiani. I diritti fondamentali di oltre un milione di rifugiati e sfollati azerbaigiani provenienti sia dall’Armenia che dai territori occupati sono stati palesemente violati. Nessuna delle istituzioni dell’UE, incluso il Parlamento Europeo, ha reagito in modo adeguato, inoltre ha preferito mantenere il silenzio su tutte le violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani da parte dell’Armenia.

Il nostro sviluppo energetico vede un passaggio dal petrolio al gas. Allo stesso tempo, la produzione e l’esportazione di petrolio rappresentano ancora una parte importante della sicurezza energetica per molti Paesi. Completato quasi tre anni fa, il Corridoio Meridionale del Gas, grande progetto infrastrutturale, che consiste in un sistema integrato di gasdotti lungo 3.500 chilometri, ha creato l’opportunità per l’Azerbaigian di espandere la geografia delle sue forniture. Oggi esportiamo gas in Georgia, Turchia, Grecia, Bulgaria, Italia, Romania e Serbia, e abbiamo firmato contratti con l’Ungheria per esportare energia verde.

Abbiamo risposto positivamente alla richiesta della Commissione Europea di aumentare la fornitura di gas al Continente europeo. Ciò continuerà ad essere una parte importante della nostra attività. Allo stesso tempo, ci stiamo dedicando all’energia solare ed eolica, sono già stati firmati contratti e protocolli d’intesa. L’Azerbaigian avrà una transizione molto agevole dai combustibili fossili alle energie rinnovabili e potrà fornire ai consumatori europei energia verde.


© AZƏRTAC


Già dalla fine del 2020, dopo la liberazione dei primi distretti, il presidente Ilham Aliyev ha lanciato una serie di progetti per la ricostruzione di città, villaggi e luoghi di culto distrutti o abbandonati negli oltre trent’anni di conflitto e occupazione. Anzitutto, come denunciato più volte, si è reso necessario un complesso ed esteso processo di bonifica del territorio dalle migliaia di mine piazzate dalle truppe filo-armene. Nel frattempo, però, si è pensato anche ad avviare progetti di modernizzazione infrastrutturale quale, ad esempio, l’innovativo smart village di Aghali, nel distretto di Zangilan. Come immagina il Karabakh tra dieci anni?

È innegabile che a liberazione del Karabakh rappresenti un grande successo per il mio Paese, ma contemporaneamente è anche un’opportunità storica per tutta la regione, che avrà la possibilità di vivere una fase totalmente nuova, caratterizzata da pace, benessere e sviluppo. Il mio Paese sta investendo moltissimo nella ricostruzione delle aree liberate, che, vorrei sottolinearlo ancora, sono state trovate completamente distrutte e cosparse di mine. Solo dal 2020 ad oggi sono state 344 le vittime delle esplosioni di questi terribili ordigni, e su questa tematica è fondamentale che ci sia attenzione continua e sostegno da parte della comunità internazionale.

Insieme a tutti i grandi progetti infrastrutturali, il nostro risultato principale è che gli sfollati siano già tornati in cinque insediamenti. Le città di Lachin e Fuzuli, così come i villaggi di Aghali, Talish e Zabukh stanno già rinascendo. Il Programma di Investimenti per il Karabakh, lo Zangezur orientale e altre parti del nostro Paese è il nostro strumento principale per la ricostruzione.

Tutti i progetti infrastrutturali in Karabakh e nello Zangezur orientale proseguiranno quest’anno. Sono progetti enormi. È già iniziata la costruzione di bacini idrici, strade, ponti, ferrovie, scuole e ospedali, e alcuni di essi sono già stati utilizzati. Due grandi zone industriali hanno già iniziato ad operare ad Aghdam e Jabrayil, e saranno notevolmente ampliate quest’anno. Nei prossimi dodici mesi un numero maggiore di ex sfollati interni torneranno nelle loro terre natali, e ci sono cinque città che verranno riabitate: Shusha, Jabrayil, Kalbadjar, Khankendi e Khojaly.

Quest’ultima città, per il significato particolare che rappresenta, a causa del genocidio che l’ha coinvolta nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 1992, è l’emblema della nostra rinascita, della giustizia ripristinata. Nel 2025 si prevede il ritorno ad Aghdam, Zangilan e Gubadli. Il nostro Presidente ha più volte affermato che il Karabakh e lo Zangezur saranno trasformati in un paradiso e non ho alcun dubbio che sarà così.


Malgrado l’Azerbaigian rientri tra i primi venti esportatori al mondo sia di gas che di petrolio, il governo sembra aver puntato molte delle sue carte anche sugli investimenti nelle fonti pulite e rinnovabili. Non è un caso, insomma, se Baku è stata scelta come città ospitante per la COP29, prevista per la fine di quest’anno. Quali saranno i temi portanti della prossima Conferenza delle Parti? Con quali credenziali green l’Azerbaigian si presenterà agli occhi del mondo?

L’Azerbaigian ha un enorme potenziale nell’energia rinnovabile ed è già un esempio di successo verso la transizione all’energia alternativa, offrendo un contributo di rilievo per combattere gli effetti del cambiamento climatico. La COP29 sarà un momento unico per mostrare al mondo quanto fatto nell’ambito della transizione energetica.

Oltre tutto, vorrei ricordare che il 2024 è stato dichiarato “Anno della solidarietà per un mondo verde”. Esempio tangibile di quanto compiuto dal Paese è il fatto che le aree liberate vengono ricostruite nel rispetto dell’ecosistema e della protezione ambientale. Il piano prevede che siano zone a zero-emissioni nette entro il 2050. Nakhchivan, così come il Karabakh e lo Zangezur orientale, saranno zone verdi. Inoltre ricordiamo che il consorzio TAP e SOCAR stanno conducendo studi per il trasporto di idrogeno nei mercati europei.


© Borka Kiss/Shutterstock


L’Azerbaigian sta sviluppando ormai da tempo un proprio ruolo di hub strategico nella logistica intermodale delle merci, quale punto di incrocio tra il Corridoio di Trasporto Internazionale Trans-Caspico (TITR), pensato per connettere Europa e Cina attraverso Turchia, Caucaso ed Asia Centrale, ed il Corridoio di Trasporto Internazionale Nord-Sud (INSTC), pensato per collegare Russia ed India attraverso Caucaso ed Iran. La recente crisi nel Mar Rosso ha messo in evidenza la necessità di sviluppare, laddove possibile, rotte alternative e complementari a quella oceanica via Suez. Come stanno procedendo i lavori e gli accordi multilaterali per fare dell’Azerbaigian uno snodo avanzato anche in questo settore cruciale?

Il processo di trasformazione dell’Azerbaigian in un hub di trasporto internazionale prosegue in una serie di direzioni: lo sviluppo delle relazioni economiche, commerciali, di trasporto e logistiche tra le regioni dell’Europa, del Mar Nero, del Caucaso, del Caspio e dell’Asia Centrale; lo sviluppo dei corridoi terrestri multimodali più brevi tra Cina e UE; la realizzazione del Corridoio Trasporti Nord-Sud; l’attrazione delle merci in transito come parte della Grande Via della Seta; un notevole miglioramento delle infrastrutture logistiche e commerciali, e la trasformazione dell’Azerbaigian in un hub ancora più attraente in quest’area, attraverso lo stimolo normativo; la digitalizzazione della Grande Via della Seta attraverso la rete di trasporto digitale dell’Azerbaigian e i progetti TASIM; il coordinamento delle relazioni tra le diverse aree di trasporto; una politica coordinata in materia di tariffe internazionali e nazionali sul trasporto di merci e passeggeri; lo sviluppo di programmi di attività coordinati sull’organizzazione del trasporto multimodale, ecc. …

La messa in servizio di nuovi aeroporti internazionali e la costruzione di nuove strade attraverso l’Azerbaigian, il ruolo-guida del Paese nell’attuazione di progetti regionali, come parte integrante della politica mirata dell’Azerbaigian, da un lato, contribuisce allo sviluppo delle infrastrutture di trasporto nazionali e, dall’altro, lo trasforma nel nodo dei trasporti dell’Eurasia.

Il 26 ottobre ha avuto luogo l’inaugurazione ufficiale della centrale solare di Garadagh da 230 MW. L’impianto fotovoltaico di Garadagh è il più grande impianto di energia solare nella regione del Caspio e nella Comunità degli Stati Indipendenti (CSI). È stato costruito grazie ad investimenti esteri per un valore pari a 262 milioni di dollari. Si tratta del primo impianto solare su scala industriale realizzato attirando investimenti esteri nel nostro Paese.

L’impianto produrrà 500 milioni di kWh di elettricità all’anno, risparmiando 110 milioni di metri cubi di gas naturale. Allo stesso tempo, le emissioni di carbonio nell’atmosfera saranno ridotte di 200.000 tonnellate. La centrale, che si estende su una superficie di 550 ettari, conta 570.000 pannelli solari installati. Per collegare questa stazione alla rete è stata costruita una sottostazione da 330 kilovolt. Entro il 2027, oltre a questo impianto da 230 MW, saranno costruiti 8 impianti solari ed eolici con una capacità di oltre 1,6 GW da parte di Masdar, ACWA Power, BP, China Gezhouba, Nobel Energy e Baltech.

Entro il 2030, più di 8 GW di progetti di energia verde on-shore e off-shore per il consumo interno, la decarbonizzazione dell’economia e l’esportazione saranno implementati attraverso investimenti esteri. Inoltre, nel periodo 2031-2037, prevediamo di creare capacità per un importo di circa 19 GW per la produzione e l’esportazione di energia verde, idrogeno e ammoniaca verde con società energetiche internazionali.


Eventi come il Gran Premio di Formula Uno, appuntamento fisso dal 2017, e l’Eurovision Song Contest, organizzato nel 2012, hanno veicolato Baku nel resto del mondo fornendo l’immagine di un Azerbaigian avanzato e moderno. Tutto ciò ha indubbiamente contribuito a promovere il Paese anche sul fronte del turismo e dell’ospitalità. Quali sono gli obiettivi del governo in questo settore? Quali luoghi consiglierebbe ad un italiano interessato a visitare il Suo Paese?

Negli ultimi anni, l’azione lungimirante della nostra leadership politica ha fatto sì che l’Azerbaigian diventasse un luogo riconoscibile nella cartina mondiale, sia come destinazione turistica che come location per i grandi eventi internazionali, come quelli citati.

L’orientamento è di continuare questo sviluppo positivo, rendendo il Paese una meta turistica unica nel suo genere, capace di coniugare antichità e modernità, con paesaggi che spaziano dalle spiagge alle montagne innevate.

A chi viene nel nostro Paese consiglio di visitare innanzitutto Baku, ‘città del vento’ dalle molte attrazioni, ma poi di recarsi anche al di fuori dagli itinerari della capitale per ammirare città come Sheki, Gabala, le attrazioni naturalistiche, i parchi archeologici e, quanto prima, anche il Karabakh.




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