Di recente, le autorità cinesi hanno operato un giro di vite importante sugli investimenti all’estero, cresciuti significativamente nel corso degli ultimi anni. In generale, dopo aver soppesato l’esposizione del sistema creditizio, è stata tracciata una linea di demarcazione i settori ritenuti strategici e quelli ritenuti non-strategici o addirittura superflui. Con il lancio di AIIB era ormai chiaro che l’obiettivo di Pechino fosse quello di razionalizzare gli investimenti puntando sulle infrastrutture, soprattutto nei Paesi coinvolti dall’iniziativa Belt and Road, finalizzata alla ricostruzione in chiave moderna dei vecchi tracciati terrestri e marittimi della Via della Seta. Con gli ultimi dati, ne abbiamo ora la conferma.
[WEF in collaborazione con Fortune]
HONG KONG – Le fusioni e le acquisizioni da parte di aziende cinesi nei Paesi coinvolti nell’iniziativa Belt and Road stanno aumentando, nonostante Pechino abbia dato un giro di vite sui conglomerati attivi all’estero per impedire le fughe di capitali. Le acquisizioni cinesi nei 68 Paesi ufficialmente connessi alla politica estera ideata dal presidente Xi Jinping hanno raggiunto un volume complessivo pari a 33 miliardi di dollari almeno sino a lunedì scorso, superando i 31 miliardi di dollari totalizzati nell’intero 2016, secondo i dati di Thomson Reuters.
Presentato nel 2013, il progetto Belt and Road è finalizzato a creare una Via della Seta dei giorni d’oggi, connettendo via terra e via mare la Cina al Sud-est asiatico, al Pakistan e all’Asia Centrale, e poi al Medio Oriente, all’Europa e all’Africa. Ad un vertice dello scorso maggio, Xi ha impegnato 124 miliardi per il piano che, tuttavia, si è trovato ad affrontare il sospetto nelle capitali occidentali che sia mirato più ad affermare l’influenza cinese che al desiderio annunciato da Pechino di diffondere benessere.
L’ondata di investimenti legati ad acquisizioni da parte di aziende cinesi lungo il corridoio dell’iniziativa Belt and Road avviene proprio mentre il volume di tutte le fusioni e acquisizioni in uscita dalla Cina è sceso del 42% su base annuale stando ai dati aggiornati a lunedì scorso, diffusi da Thomson Reuters. La mossa di Pechino per sostenere lo yuan limitando il flusso di capitali fuori dal Paese e dare una stretta sulle acquisizioni alimentate dal debito, in modo da garantire stabilità finanziaria, ha reso più difficile per gli acquirenti ottenere l’approvazione delle offerte all’estero.
Le autorità hanno girato ulteriormente la vite a partire da giugno, rivedendo gli accordi nel dettaglio ed ordinando ad un gruppo di istituti di credito di stimare la loro esposizione nelle acquisizioni all’estero da parte di diverse grandi aziende attive nelle frenesie di acquisizione oltreconfine, tra cui HNA, Dalian Wanda e Fosun. L’accresciuta scrupolosità regolativa delle acquisizioni all’estero è arrivata dopo che le aziende hanno speso la cifra record di 220 miliardi di dollari in asset fuori dal Paese nel 2016, comprando un po’ di tutto, dagli studi cinematografici alle squadre di calcio europee.
La rigidità di valutazione, tuttavia, non ha avuto impatti particolari sulla ricerca da parte delle aziende cinesi di obiettivi lungo il corridoio Belt and Road, dal momento che questi investimenti sono considerati strategici sia per le imprese che per l’economia nazionale. «Le persone pensano a lungo termine quando fanno investimento nei Paesi coinvolti dall’iniziativa Belt and Road», ha detto Hilary Lau, avvocato aziendale e commerciale e socio presso lo studio legale Herbert Smith Freehills. «Le acquisizioni, inoltre, sono sostenute da una politica dedicata. Ci sono fondi specifici presso le banche cinesi e fondi statali per gli affari che rientrano nell’iniziativa Belt and Road», ha aggiunto Lau.
Il numero degli affari cinesi mirati ai Paesi dell’iniziativa Belt and Road quest’anno ha finora raggiunto quota 109, rispetto ai 175 dell’intero anno scorso e ai 134 del 2015, stando a quanto evidenziato dai dati di Thomson Reuters.
Procedura di approvazione
Le aziende godono di una procedura di approvazione piuttosto agevole per gli affari che rientrano nel progetto Belt and Road poiché le autorità tendono ad inserirle in un paniere differente quando controllano gli investimenti in uscita, secondo il parere di avvocati e uomini d’affari […].
Quest’anno, finora, l’affare più importante in un Paese coinvolto nel progetto Belt and Road è stato quello relativo all’acquisizione da parte di un consorzio cinese della singaporiana Global Logistics Properties per una cifra pari a 11,6 miliardi di dollari. Altri affari salienti includono l’acquisto dell’8% delle quote di una compagnia petrolifera di Abu Dhabi da parte del gigante statale del settore China National Petroleum Corp per una cifra pari a 1,8 miliardi di dollari e l’acquisizione della compagnia logistica CWT Ltd da parte del Gruppo HNA per 1 miliardo di dollari, non ancora conclusa. L’Amministrazione Statale per la Valuta Estera, l’ente di regolazione cinese nel quadro del mercato dei cambi, ha comunicato questo mese che le aziende locali sarebbero comunque incoraggiate a partecipare alle attività dell’iniziativa Belt and Road […].
HNA, che ha visto almeno due acquisizioni all’estero incappare in un ostacolo a causa del giro di vite sul trasferimento di liquidità, ha affermato di voler assegnare la priorità agli investimenti nei settori e nelle aree mappati sotto l’egida dell’iniziativa Belt and Road. Le acquisizioni ricomprese nel progetto riguardano prevalentemente i settori energetico ed infrastrutturale, ha precisato Hilary Lau dello studio legale Herbeet Smith Freehills. «Abbiamo assistito a tantissime operazione di recente in Indonesia, Malesia e Myanmar. Anche l’intero corridoio Sri Lanka-India-Bangladesh è un’area calda e sta connettendo l’Oriente all’Occidente», ha aggiunto.
Traduzione a cura della Redazione
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