A cura della Redazione
Il ministro dell’Economia e delle Finanze Giovanni Tria ed il suo omologo cinese Liu Kun hanno ribadito che i due Paesi «uniranno gli sforzi per difendere il libero commercio e il multilateralismo», e «promuoveranno la partecipazione alla riforma della governance economica globale con una visione indirizzata alla promozione di una crescita ad alta qualità, forte, sostenibile, equilibrata ed inclusiva», come riporta Xinhua.
La dichiarazione congiunta è arrivata a conclusione del primo Dialogo Finanziario Italia-Cina, svoltosi ieri a Milano, a Palazzo Marino, allo scopo di approfondire la cooperazione nel settore finanziario, alla luce di quanto indicato nel Memorandum d’Intesa sull’iniziativa Belt and Road siglato lo scorso marzo a Roma in occasione della visita ufficiale del presidente cinese Xi Jinping, a partire dall’emissione dei cosiddetti Panda Bond, pensati per supportare le aziende italiane attive sul mercato del gigante asiatico.
Nel suo discorso di apertura, Tria ha ricordato il trend positivo del commercio bilaterale fra Italia e Cina nel corso degli ultimi anni: «Le vendite italiane in Cina sono cresciute da quota 9 miliardi di euro nel 2010 a quota 13,2 miliardi di euro nel 2018, mentre le nostre importazioni dal Paese asiatico si sono stabilizzate intorno ai 30 miliardi di euro». Secondo il ministro, tuttavia, c’è ancora un ampio margine di miglioramento, che attende di essere esplorato.
Nel dettaglio, i tre memorandum d’intesta siglati ieri a Milano coinvolgono big del credito dei due Paesi come Unicredit, SACE (Gruppo CDP) ed Export-Import Bank of China, oltre a due enti regolatori come il nostro Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni (IVASS) e la Commissione Cinese di Regolazione su Banche e Assicurazioni (CBIRC).
Come riporta il Sole24Ore, Fabrizio Palermo, AD di Cassa Depositi e Prestiti, «ha ricordato che il piano di emissioni di Panda Bond realizzato insieme a Bank of China per 650 milioni di euro (pari a 5 miliardi di Renminbi) e destinato a finanziare le imprese italiane, specie PMI attive in Cina, ha già riscosso interesse per 100 milioni di euro di finanziamenti e sta per ottenere il disco verde delle autorità cinesi».
Fabrizio Saccomanni, presidente di Unicredit, ha ricordato invece come la sua banca sia un «partner ideale per la Cina, perché opera in 14 Paesi e ha interesse a essere un canale per i progetti della Belt & Road Initiative» nei Paesi in cui è presente, come la Russia e l’Europa centrale. Alessandro Decio, AD di SACE, sottolinea che l’accordo siglato con Export-Import Bank of China «ha l’obiettivo di esplorare nuove opportunità e di rafforzare la collaborazione tra i due Paesi» e che sulla BRI «siamo pronti a lavorare al fianco delle imprese cinesi anche in Paesi terzi» [Ibidem].
Il segretario generale dell’IVASS, Stefano De Polis, citato da InsuranceTrade.it, ha dichiarato che «l’IVASS può mettere a disposizione le conoscenze accumulate nel rilevamento degli stili di guida (black-box) e anti-frode», rimarcando l’interesse del regolatore italiano per i «progressi che le autorità cinesi stanno facendo nel regolamento e supervisione della digital insurance».
Dal canto suo, la parte cinese si è detta soddisfatta della partecipazione italiana al processo di apertura del suo mercato finanziario.
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