Italia. La qualità della vita generale migliora leggermente ma il Paese è ancora spaccato in due

image_pdf

 

Come avviene ormai ogni anno da vent’anni a questa parte, lo scorso 18 novembre la Redazione di Italia Oggi, in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma, ha pubblicato il Rapporto sulla Qualità della Vita in ognuna delle 110 province italiane. I criteri per la determinazione della classifica finale si basano sulle performance ottenute dalle singole province in nove sottoclassifiche: Affari e lavoro, Ambiente, Criminalità, Disagio sociale, Popolazione, Servizi finanziari e scolastici, Sistema salute, Tempo libero, Tenore di vita. A loro volta, le graduatorie relative a queste nove voci sono state stilate prendendo in esame sottodimensioni particolarmente indicative e sintomatiche delle specifiche situazioni territoriali.

 

di Redazione

 

Una settimana fa è uscito il nuovo rapporto annuale sulla qualità della vita nelle 110 province del nostro Paese, presentato dal quotidiano Italia Oggi e dal Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche dell’Università La Sapienza di Roma. Emergono storiche conferme ma anche insospettabili novità, in senso sia positivo che negativo. Si riduce di poco il contrasto fra Nord e Sud, ma al tempo stesso si accentua quello fra piccoli centri e grandi metropoli, dove la qualità della vita tende a livelli più bassi. L’esempio più lampante, in questo senso, è offerto da Roma, che è precipitata dal 67° all’85° posto in classifica generale, nel giro di un solo anno.

Tuttavia, mettendo da parte i casi della capitale e di altre metropoli in difficoltà, la qualità della vita nelle varie province italiane sembra essere globalmente migliorata. Sono infatti 59 le province dove l’indice è considerato buono o accettabile, contro le 56 dei due anni precedenti, centrando il miglior risultato dell’ultimo lustro. Se il Nord-Ovest ed il Mezzogiorno risultano stabili rispetto alle tendenze recenti, nel Nord-Est e nel Centro si registrano invece sensibili progressi.

Sono in particolare le province guidate dalle città più piccole, come anticipato, a fornire le migliori prestazioni: Siena, Pordenone, Parma, Aosta, Sondrio, Treviso e Cuneo primeggiano per vari aspetti delle caratteristiche contemplate per l’elaborazione della classifica nazionale. Treviso, per esempio, è la provincia più sicura, mentre Trento, Bolzano e Bologna spiccano per il clima favorevole agli affari e al lavoro. Inoltre, Parma, Siena, Trento e Piacenza si caratterizzano per la migliore offerta finanziaria e scolastica, mentre Isernia, Pisa, Ancona, Siena e Milano vantano il sistema sanitario più efficiente e adeguato.

In fondo alla classifica, invece, compaiono città come Palermo, Siracusa, Napoli, Catania e Vibo Valentia, penalizzate da vari fattori socio-economici, tra cui la difficoltà a valorizzare appieno in termini turistici le loro bellezze culturali, architettoniche e paesaggistiche.

 

Complessivamente, le 110 province italiane si suddividono così in ordine di classifica:

 

  • 25 in prima fascia (buona qualità della vita)

19 al Nord: Bolzano, Trento, Belluno, Pordenone, Parma, Aosta, Sondrio, Treviso, Cuneo, Reggio Emilia, Udine, Verona, Lecco, Modena, Mantova, Lodi, Brescia, Cremona e Padova

6 al Centro: Siena, Ancona, Ascoli Piceno, Macerata, Arezzo e Perugia

0 al Sud e nelle Isole

 

  • 34 in seconda fascia (qualità della vita accettabile)

18 al Nord: Vicenza, Varese, Piacenza, Forlì-Cesena, Bergamo, Gorizia, Como, Verbano-Cusio-Ossola, Biella, Ferrara, Bologna, Monza-Brianza, Novara, Trieste, Rovigo, Milano, Rimini e Pavia

11 al Centro: Livorno, Pisa, Grosseto, Pesaro-Urbino, Pistoia, Viterbo, Rieti, Terni, Firenze, Fermo e Prato

5 al Sud e nelle Isole: Teramo, Matera, Ogliastra, Olbia-Tempio e Nuoro

 

  • 28 in terza fascia (scarsa qualità della vita)

9 al Nord: Ravenna, Venezia, La Spezia, Alessandria, Asti, Genova, Vercelli, Savona e Torino

5 al Centro: Massa-Carrara, Lucca, Latina, Frosinone e Roma

14 al Sud e nelle Isole: Potenza, Campobasso, Sassari, L’Aquila, Chieti, Isernia, Pescara, Lecce, Brindisi, Oristano, Cagliari, Cosenza, Ragusa e Foggia

 

  • 23 in quarta fascia (qualità della vita insufficiente)

1 al Nord: Imperia

0 al Centro

22 al Sud e nelle Isole: Taranto, Salerno, Enna, Benevento, Carbonia-Iglesias, Reggio Calabria, Barletta-Andria-Trani, Catanzaro, Caltanissetta, Messina, Crotone, Trapani, Medio Campidano, Agrigento, Bari, Caserta, Avellino, Palermo, Siracusa, Napoli, Catania e Vibo Valentia

 

Da questi dati emerge che nelle prime due fasce – quelle positive – si collocano il 78,72% delle province del Nord, il 77,27% delle province del Centro e solamente il 12,19% delle province del Sud e delle Isole, delineando una polarizzazione estremamente marcata nel nostro Paese. Se poi isolassimo dai rispettivi contesti regionali le province più settentrionali del Lazio (Rieti e Viterbo) e dell’Abruzzo (Teramo), spostando Roma, Latina e Frosinone al Sud e Teramo al Centro, la percentuale positiva dell’Italia di mezzo salirebbe al 90% mentre quella del Sud e delle Isole scenderebbe al 9,3%, con sole 4 province posizionate nelle prime due fasce, di cui ben 3 in Sardegna, terra – anche questa – non pienamente assimilabile al Mezzogiorno.

Il confronto fra la prima e l’ultima provincia della classifica, cioè Bolzano e Vibo Valentia, mette in luce numerose differenze relative alla gestione del territorio e quindi all’ambiente, agli affari e al lavoro, ai servizi finanziari e scolastici, al sistema salute, al tempo libero, al tenore di vita, alla popolazione, al disagio sociale e al tasso di criminalità. Proprio quest’ultimo dato – com’è facilmente intuibile – ha ricadute impattanti sui valori degli altri parametri presi in esame per misurare la qualità della vita, e spiega le prestazioni più deludenti registrate da molti capoluoghi, non soltanto del Mezzogiorno ma anche di altre parti del nostro Paese.

Ciò emerge con grande evidenza se parliamo, per esempio, del settore Affari & Lavoro, dove fra le prime cinque province della classifica troviamo Trento, Bolzano, Bologna, Padova e Treviso, mentre fra le ultime cinque figurano Crotone, Bari, Avellino, Vibo Valentia e Catania. L’infiltrazione della criminalità nel tessuto economico di diverse città del Nord ha comunque forti ripercussioni anche su realtà dove lo sviluppo e il tenore di vita lascerebbero pensare a ben altro clima.

Guardando al tasso di occupazione, argomento sicuramente di grande rilievo, primeggiano Trento, Ferrara, Bolzano, Milano e Parma, e chiudono invece la graduatoria Avellino, Messina, Enna, Bari e Crotone. Anche la presenza di start-up innovative, che dimostrano il buon connubio fra i mondi dell’istruzione, del credito e del lavoro, vedono tra le prime cinque province Milano, Ascoli Piceno, Trieste, Bologna e Trento, mentre le ultime sono Asti, Oristano, La Spezia, Imperia e Ogliastra. Ciò dimostra come l’emersione di nuovi settori possa scompaginare classifiche che sembravano consolidate e legate a precedenti modelli produttivi. Pure la graduatoria del tasso di disoccupazione promuove province come Trento, Bergamo, Bolzano, Padova e Modena, mentre boccia Catania, Agrigento, Bari, Medio Campidano e Vibo Valentia.

Questo si lega, come accennato poc’anzi, all’esistenza di alcune forme produttive ereditate dal passato, o alla loro trasformazione o ancora al debutto di nuove imprese, appartenenti a tipologie lontane dal vecchio modello aziendale, come le start-up e le PMI innovative. Ovviamente tale aspetto ha ricadute su tanti altri indici come il numero di imprese chiuse e di imprese aperte o l’ambiente. In quest’ultimo aspetto, province come Brindisi, Medio Campidano, Foggia, Matera ed Ogliastra si prendono la rivincita su altre come Venezia, Cremona, Torino, Pavia e Milano, che nel corso degli anni hanno ospitato attività produttive intensive ad alto tasso inquinante. Anche in tal caso, comunque, devono essere soppesati numerosi indici valutativi, che vanno dal numero di auto e moto circolanti alla quantità di verde urbano, dalle piste ciclabili alle emissioni e così via. Insomma, l’eco-sostenibilità non va confusa con la decrescita o con la semplice carenza di attività industriali.

Pure il capitolo criminalità, come già anticipato, riserva delle sorprese non indifferenti: numerose aree del Mezzogiorno, così come del Centro, spiccano per un dato buono o perlomeno accettabile, mentre altre aree del Nord vengono ritenute scarse o addirittura insufficienti da questo punto di vista. Spiccano fra le prime cinque Treviso, Rieti, Belluno, Pordenone ed Oristano, ma seguono a breve distanza anche altre città come Matera, L’Aquila, Lecce, Carbonia-Iglesias, Medio Campidano, Frosinone, Terni, Cagliari, Crotone, Chieti e così via. Tra le ultime cinque si notano, invece, Imperia, Ravenna, Milano, Bologna e Rimini, precedute da nomi come Napoli, Foggia, Roma, Pisa, Siracusa, Firenze, Torino ecc. … A tale classifica contribuiscono numerose fattispecie di reati come lo sfruttamento della prostituzione ed il traffico di stupefacenti, la microcriminalità, gli omicidi, le violenze sessuali e via dicendo. Sono dunque reati molto diversi fra loro, ma in molti casi collegati alla ricchezza economica del territorio in cui vengono commessi.

È invece sul disagio sociale e personale che il Nord, insieme al Centro, torna a prevalere sul Mezzogiorno. Le prime cinque province dove questo tipo di problema è meno sentito sono Padova, Treviso, Venezia, Trento e Lecco, mentre le ultime sono Vibo Valentia, Catanzaro, Carbonia-Iglesias, Bari e Medio Campidano. Lucca, in 101a posizione, è di fatto tra le poche città centro-settentrionali a ritrovarsi penalizzata in questa classifica, preceduta di dieci posizioni da Vercelli. La prima provincia del Sud e delle Isole in graduatoria è Nuoro, 13a, collocata fra Sondrio e Verona. A concorrere a questa classifica sono vari indicatori, che contemplano anche reati contro la persona, nonché le ospedalizzazioni per malattie o problemi psichici, gli incidenti e le morti sul lavoro o, ancora, la disoccupazione giovanile e altri disagi.

Per quanto riguarda i dati legati alla popolazione, invece, il Mezzogiorno riguadagna posizioni a danno del Nord e del Centro: fermo restando il primato di Bolzano, seguono infatti Barletta-Andria-Trani, Caserta, Ragusa e Catania, mentre chiudono la classifica Genova, Alessandria, Vercelli, Biella e Savona. In questo caso, giocano un ruolo determinante le caratteristiche ambientali e geografiche in rapporto alla quantità e alla distribuzione della popolazione nel territorio ma, fra i criteri impiegati per stilare la graduatoria, compare anche la presenza di immigrati ogni 1.000 abitanti.

In termini di sistema salute, la situazione appare piuttosto ben distribuita lungo tutto il territorio nazionale, con situazioni buone o accettabili tanto al Nord quanto al Sud. Isernia, vera outsider, è al primo posto, seguita a ruota da Pisa, Ancona, Siena e Milano che confermano la loro eccellenza storica in questo settore, mentre le ultime cinque sono Caserta, Siracusa, Medio Campidano, Latina e Agrigento. Le realtà nazionali che sul loro territorio hanno ospitato o ospitano attività industriali ad alto impatto ambientale pagano un prezzo significativo, ed è il caso di Taranto, 102a, di Monza-Brianza, 86a, o ancora di Bergamo e Ravenna, rispettivamente 83a e 84a, senza dimenticare Napoli, 88a. In questo caso vengono analizzate la disponibilità di personale medico/paramedico e quella di apparecchiature ospedaliere ogni 100 letti, oppure ogni 1.000 abitanti.

Un altro importante indicatore della qualità della vita è fornito dal tempo libero e dal turismo. In questo caso in cima alla graduatoria specifica troviamo province come Siena, Rimini, Aosta, Verbano-Cusio-Ossola e Sassari, mentre la maglia nera viene indossata da Enna, Caserta, Medio Campidano, Caltanissetta e Crotone. Monza e Brianza, 92a, è l’ultima provincia del Nord, circondata da tantissime località meridionali, mentre Nuoro, cioè la seconda provincia del Sud e delle Isole – dopo Sassari – a spezzare il dominio del Centro-Nord, è soltanto 32a. In questo caso viene presa in esame la presenza, ogni 100.000 abitanti, di strutture alberghiere, agriturismi, ristoranti, bar e caffetterie, sale cinematografiche, palestre, associazioni culturali o ricreative e librerie.

È in ogni caso la classifica sul tenore di vita a confermare, più di altre, le storiche divisioni fra Centro-Nord e Sud-Isole, sebbene sia prevista la possibilità di una forte volatilità dovuta all’andamento degli indicatori compresi nella sottodimensione negativamente associata alla qualità della vita (prezzo al metro quadro per appartamento in zona semicentrale, variazione dei prezzi al consumo). Le prime province in questa particolare competizione sono Parma, Milano, Reggio Emilia, Trieste e Belluno, mentre le ultime sono Isernia, Salerno, Caserta, Napoli e Benevento. Livorno, 14a, Siena, 31a, ed Ancona, 38a, sono le prime tre città del Centro ad apparire nella graduatoria, seguite da Arezzo (42a), Prato (43a), Pisa (44a) e Pistoia (46a), che confermano il buon livello complessivo della Toscana.

In generale, la classifica relativa alla qualità della vita nel 2018 vede un leggero miglioramento per tutto il Paese nel suo complesso, ma anche tante realtà ancora troppo indietro o estremamente problematiche, su cui le istituzioni e le autorità competenti dovranno intervenire prima che la situazione diventi cronica, come Roma e molti territori del Sud e delle Isole. Emergono, poi, ulteriori emergenze – da Nord a Sud – legate a mancati interventi di riqualificazione ambientale in aree sovrappopolate o nei pressi di grandi agglomerati industriali.

La situazione nazionale mette in luce la necessità per la classe dirigente, a tutti i livelli di potere, di intervenire: da un lato a sostegno dell’impresa, con misure indirizzate alla semplificazione burocratica, alla riduzione della pressione fiscale e allo snellimento dei tempi della giustizia; dall’altro sul lato della sicurezza (ordine pubblico e lotta alla microcriminalità), della legalità (lotta alla mafia e alla corruzione) e di servizi pubblici essenziali quali sanità, istruzione e trasporti.

 

© Riproduzione vietata