Logistica. Torna MID.MED Shipping & Energy Forum, appuntamento a Palermo per fine mese

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Tutto pronto per la seconda edizione di MID.MED Shipping & Energy Forum, due-giorni di confronto e dibattito prevista per giovedì 30 giugno e venerdì primo luglio prossimi. Saranno sei le sessioni di lavoro – quattro nel primo e due nel secondo giorno – che cercheranno di analizzare in profondità le opportunità e le criticità dell’economia siciliana e dell’Italia mediterranea: dalle infrastrutture all’agricoltura, dal traffico dati alle eccellenze territoriali. Come media partner, Scenari Internazionali terrà aggiornati i suoi lettori su tutte le novità relative all’evento.


A cura della Redazione


La Sicilia rappresenta l’avanguardia dell’Italia nel Mediterraneo, un laboratorio di economia europea al centro del mare. Questo il contesto di fondo da cui parte la seconda edizione di MID.MED Shipping & Energy Forum, previsto in presenza a Palermo nella prestigiosa sede di Palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea Regionale Siciliana, il 30 giugno e primo luglio prossimi.

Per continuare ad interpretare appieno il ruolo scelto, l’Isola si trova ad affrontare una duplice sfida: da una parte, ammodernare e rafforzare le proprie infrastrutture e i propri comparti produttivi d’eccellenza per essere all’altezza di una concorrenza sempre più forte da parte degli altri Paesi mediterranei; dall’altra, valorizzare la propria posizione e le proprie risorse per aumentare la presenza sui mercati europei continentali. Due sfide ma anche due opportunità di sviluppo che costituiranno il filo rosso del programma di incontri che si articoleranno su una giornata e mezza di evento.

La sessione istituzionale vedrà la partecipazione di Gaetano Miccichè, presidente dell’ARS, del nuovo sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, dei presidenti delle Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Orientale, Francesco Di Sarcina, e di Sicilia Occidentale, Pasqualino Monti, con le conclusioni affidate a Gaetano Armao, vicepresidente della Regione Siciliana e assessore all’Economia, che in queste vesti illustrerà le linee strategiche di impiego dei fondi del PNRR in Sicilia.




Si passerà quindi ai temi di più scottante attualità, iniziando da Geopolitica e geoeconomia dell’Italia (mediterranea). Focalizzata sulla guerra russo-ucraina, l’attenzione dei media si è distolta dal Mediterraneo. La situazione è paradossale per due ordini di motivi.

Da una parte, il concetto di Mediterraneo allargato, che comprende il Mar Nero, sembra sbiadirsi proprio quando i fatti ne dimostrano la validità; dall’altra, mai come in questo momento le tensioni nel mare di mezzo sono in crescita su una traiettoria preoccupante. Stavolta sono quelle della sponda sud a dominare, con rischio di guerra tra Stati per la prima volta da molti decenni. Urge un ritorno dell’attenzione, se non altro per il ruolo del Mediterraneo dal punto di vista geoeconomico.

Da luogo di transito e consumo, l’Italia mediterranea, e la Sicilia in particolare, stanno (ri)scoprendo un ruolo di primo piano nella produzione energetica. Sicuramente protagoniste le rinnovabili vecchie e nuove, ma anche il gas naturale è tornato alla ribalta, almeno in teoria. Le filiere dei vettori energetici decarbonizzati, o a circular carbon, costituiscono un interessante sviluppo potenziale, anche per le imponenti risorse messe a disposizione a livello nazionale ed europeo.

Per coglierla, va superata la mentalità da “indipendenza energetica” che impedisce di vedere l’energia come motore di sviluppo anche per il resto dell’economia. È questa la filosofia di fondo della sessione Energia: la Scilia e l’Italia mediterranea di fronte alla grande opportunità.

La giornata si chiuderà con un argomento poco noto nel contesto ma cruciale: La risorsa dati: da trasbordo ad aggiunta di valore, a volano di sviluppo hi-tech. La Sicilia è uno dei più importanti hub digitali al mondo. Per rendersene conto basta guardare una carta delle connessioni dati che transitano dal suo territorio. Il ruolo dell’Isola è però esclusivamente quello che in termini di commercio marittimo si chiamerebbe transhipment, ossia di trasbordo di pacchetti di dati così come sono.

Il vero valore sta invece nella loro “lavorazione” ma, per far questo, è necessario attirare i grandi collettori e trasformatori. Come la Sicilia, e il Sud in genere, possono affermare un proprio ruolo attivo nell’economia dei dati? La sessione cerca di fornire almeno gli strumenti di base per affrontare la sfida.

La seconda giornata sarà dedicata ai temi più “interni”, seppur proiettati in Europa, e prenderà il via con una sessione dedicata al tema Economia e Logistica: PNRR, porti, retroporti e distretti produttivi. La stretta integrazione tra distretti produttivi, infrastrutture, servizi logistici di terra e porti non è una novità. Oggi sembra tornata di moda con l’avvento delle Zone Economiche Speciali.




Eppure, un approccio di tipo esclusivamente normativo e fiscale rischia di oscurare il fatto che le tre componenti sono integrate dal basso perché, altrimenti, un’economia non sarebbe in grado di prosperare né di competere e quindi sopravvivere, soprattutto in un contesto come quello siciliano, dove le prospettive di sviluppo sono legate ad una crescita importante delle produzioni destinate all’esportazione, sia nel resto del Paese che su scala internazionale.

Non a caso, a chiudere MID.MED sarà Eccellenze del territorio, la tradizione non basta, una sessione non celebrativa ma criticamente realistica della situazione attuale ma soprattutto delle potenzialità, che sono notevoli. La Sicilia e il Sud in genere sono terre a forte vocazione agricola. Nel corso dei decenni si è assistito ad un ripiegamento progressivo dalla produzione di commodity, in grado di competere sui mercati internazionali, a quella delle specialty, le famose “eccellenze”, che tuttavia contano solo se riescono ad imporsi al di fuori della nicchia dei gourmet, ammesso di riuscire a raggiungerli.

Si tratta della ben nota trappola della tradizione, che passa dal moltiplicarsi delle IGP, concesse a prodotti e lavorazioni talmente limitate per quantità da rappresentare più una medaglia per gli “eroi” locali che uno strumento di sviluppo economico. Alcuni prodotti, come gli agrumi, l’uva da tavola e certi ortaggi, sono riusciti per ora a sfuggire a questa logica, ma è ora di chiedersi se non sarebbe meglio tornare a produrre anche grano in Sicilia. O almeno la pasta.