Lombardia. Presidente Fontana: Sosteniamo formazione e innovazione, Pedemontana opera fondamentale

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Se la Germania viene spesso definita la locomotiva d’Europa, la Lombardia è senza dubbio la locomotiva d’Italia, la prima regione del nostro Paese fra le tre o quattro ancora in grado di tenere testa alle performance più brillanti dei Paesi del Nord Europa. Non tutto funziona sempre alla perfezione ma le best practice lombarde rappresentano, a livello sia amministrativo che imprenditoriale, un modello da seguire per il resto della Penisola. Abbiamo raggiunto il Presidente della Regione Attilio Fontana per capire più da vicino come sta la Lombardia.


A cura della Redazione


Presidente Fontana, benvenuto su Scenari Internazionali. I dati della Lombardia relativi al 2017 delineano una regione capace di generare il 21,8% del PIL nazionale, con Milano (+6,2% nel quadriennio 2014-2017) che si conferma traino del Paese e metropoli ampiamente sopra la media nazionale ed europea in termini di PIL pro-capite. Merito quasi esclusivo del capoluogo oppure anche la provincia ha saputo internazionalizzarsi e rendersi altamente competitiva?
Sicuramente Milano, la cui provincia da sola concentra più del 40% delle imprese dell’industria lombarda, guida il valore delle esportazioni con oltre 20 miliardi nei primi sei mesi del 2018, ma le altre province non sono da meno, ognuna con le sue specificità: ad esempio, Milano e Como eccellono nel settore moda, mentre Bergamo e Pavia esportano soprattutto macchinari industriali; Brescia si distingue nei prodotti in metallo; chimica e farmaceutica sono, invece, una specializzazione di Monza-Brianza.
Si può affermare che Regione Lombardia abbia saputo far emergere e potenziare le attitudini e le competenze specifiche di ogni territorio.
Facendo il confronto con tutte le altre province italiane relativo all’export 2017, Milano si trova in una posizione di leadership. Tuttavia, anche Brescia e Bergamo non sono da meno, posizionandosi rispettivamente al 4° e 5° posto in Italia. Infine, grazie ad un trend consolidato di forte crescita, anche la provincia di Monza e Brianza si sta avvicinando rapidamente verso la top-ten nazionale.

Nonostante gli indubbi successi, la crisi degli ultimi dieci anni ha colpito anche alcuni comparti lombardi, in particolare il settore metalmeccanico, dove sono spesso le piccole imprese – mediamente sui 51 addetti, secondo l’ultimo rapporto FIM-CISL Lombardia di settembre – a patire situazioni di estrema precarietà. Al netto di trasformazioni industriali oggettive ed irreversibili, Regione Lombardia come pensa di intervenire per salvaguardare produttività e livelli occupazionali?
È evidente che la ripresa dell’industria metalmeccanica lombarda ha le sue difficoltà e sono ancora più di 8000 i lavoratori lombardi coinvolti da cassa integrazione, soprattutto straordinaria, e mobilità, nel primo semestre 2018. In questo contesto incidono sul tessuto industriale lombardo sia le ripercussioni della vertenza Ilva sia i dazi voluti dagli Stati Uniti.
A livello territoriale, le province che hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali nel primo semestre 2018 sono Milano (39,49%), Brianza (19,63%), Varese (7,62%) e Bergamo (7,03%). Seguono Brescia e Cremona con il 6% circa e poi gli altri territori con sospensioni minori.
Regione Lombardia affronta la crisi attraverso le leve dello sviluppo economico. Sono passati ormai dieci anni dallo scoppio della crisi finanziaria. Alla sua origine c’è stato l’uso distorto della finanza che è diventata un fine e non un mezzo per il conseguimento di uno sviluppo economico equilibrato. Lo scopo dell’impresa è creare valore per tutti: per la propria famiglia, per i clienti, per i collaboratori, per i fornitori, per il territorio. Il primo e più grande valore si chiama lavoro. Il lavoro è il bene più grande per tutti. Perché è fondamentale per la dignità della persona, perché le persone vogliono poter provvedere attivamente da sé ai loro bisogni e al bisogno dei loro cari e anche perché il primo e più importante strumento di welfare è proprio il lavoro. Nonostante in questi ultimi dieci anni il tessuto economico della Lombardia si sia dimostrato più resiliente rispetto al resto dell’Italia, anche nella nostra regione, se si guardano i diversi dati a disposizione, la crisi ha inciso. L’impegno di Regione Lombardia è quello di dare continuità alle buone pratiche fin qua sviluppate e in particolare ai seguenti obiettivi: creare un ambiente favorevole alle imprese; lavorare per la semplificazione normativa e burocratica (non tutto dipende dalla Regione, ma il sistema regionale deve fare la sua parte…); superare uno degli ostacoli più grandi al fare impresa, cioè l’accesso al credito.
Da tempo, inoltre, Regione Lombardia sta attuando politiche importanti a favore della nascita delle imprese, soprattutto di quelle innovative. Altre misure riguardano il finanziamento di nuovi investimenti da parte delle PMI al fine di rilanciare il sistema produttivo. ‘Credito Adesso’, per esempio, è la misura regionale di sostegno alla liquidità delle imprese.
Sul fronte lavoro, Regione mette a disposizione due misure di politica attiva dedicate al capitale umano per il reimpiego dei lavoratori: ‘Dote Unica Lavoro’ e l’’Avviso Azioni di rete per il lavoro’.
La prima è una misura di sostegno all’inserimento o reinserimento lavorativo e alla qualificazione o riqualificazione professionale. La seconda affronta il problema del reimpiego di gruppi omogenei di lavoratori in uscita da crisi aziendali con un percorso di orientamento, formazione e reinserimento lavorativo. Le attività progettuali sono realizzate da reti di operatori accreditati al lavoro e alla formazione, insieme alle istituzioni locali e alle parti sociali e hanno coinvolto circa 950 disoccupati ai quali vengono erogati servizi al lavoro e percorsi di riqualificazione.

È stato da poco inaugurato un nuovo Polo di Formazione del Legno-Arredo, sostenuto da FLA e Regione Lombardia, a Lentate sul Seveso, nel cuore della Brianza, consolidato primo distretto del mobile in Italia per dimensioni. Strutture come queste sono la dimostrazione che è la formazione stessa ad essere un primo, fondamentale valore aggiunto nel processo produttivo. Quali sono le principali iniziative che Regione Lombardia sta adottando in questa direzione?
Il Polo Legno-Arredo di Lentate sul Seveso rappresenta un’esperienza positiva di sinergia tra il sistema educativo e quello imprenditoriale, che testimonia la virtuosità della relazione tra istituzioni formative e imprese, al fine di co-progettare interventi formativi efficaci rispetto al bisogno professionale del tessuto produttivo.
Regione Lombardia è impegnata in prima linea, con un ruolo da protagonista, nel raggiungimento degli obiettivi di innovazione tecnologica posti dal Piano Nazionale Industria 4.0, avviato nel 2017. In questa prospettiva risulta centrale il potenziamento strategico dei percorsi del sistema della formazione professionale regionale, che coinvolgono complessivamente 56.000 iscritti e su cui la Lombardia investe ogni anno risorse per circa 250 milioni di euro.
Allo scopo di potenziare l’offerta formativa ITS nell’anno formativo 2018/2019 Regione Lombardia ha approvato 60 percorsi, di durata biennale, di cui 11 con focalizzazione sull’utilizzo delle tecnologie 4.0, per un investimento complessivo di 11,75 milioni. Gli studenti che nell’anno formativo in corso frequenteranno un percorso ITS sono all’incirca 2.000.
È evidente come la sfida di Industria 4.0 si giochi tutta sul campo delle competenze: non solo di quelle mature, ma soprattutto di quelle emergenti. Per questo concepisco l’evoluzione in chiave innovativa dei Poli Tecnici in veri e propri hub territoriali della ricerca e dell’innovazione.
Intendiamo, quindi, proseguire sulla strada intrapresa, potenziando il sistema della formazione professionale terziaria ITS e promuovendo la diffusione dell’apprendistato formativo, anche per il conseguimento del titolo ITS, quali canali di formazione delle nuove generazioni meglio adeguati agli obiettivi di crescita della produttività delle imprese.

In un intervento sul Foglio dell’8 novembre scorso, Lei ha messo in luce la necessità di «reagire contro chi blocca l’Italia», in riferimento a coloro che, dai banchi del M5S, si mostrano tendenzialmente scettici di fronte alle grandi opere infrastrutturali. Ha citato l’alta velocità ferroviaria, dove si attende la cantierizzazione del tratto Brescia-Verona, ma all’interno della Lombardia sono soprattutto la questione Trenord e la Strada Pedemontana a tenere banco. Concentrandoci proprio su quest’ultima, qual è il suo impatto economico sul territorio? Si arriverà ad una soluzione in tempi rapidi?
Il progetto dell’Autostrada Pedemontana lombarda persegue l’obiettivo prioritario di realizzare un grande sistema viabilistico con uno sviluppo complessivo di circa 157 km, che dovrà attraversare un territorio a nord di Milano fortemente abitato e industrializzato, caratterizzato da 2.000 km2 (quasi 1/10 del territorio regionale), 4 milioni di abitanti (più di 1/3 della popolazione lombarda) e 290.000 imprese (1/3 della struttura produttiva lombarda).
Con la realizzazione dell’opera è previsto un valore aggiunto di oltre 3,5 miliardi di euro (di cui 1,7 diretti), con effetti positivi: diretti, attraverso la realizzazione delle infrastrutture; indiretti, attraverso la crescita della produzione di supporto allo sviluppo dell’infrastruttura; indotti, attraverso il valore aggiunto ulteriore generato dalla spesa del reddito percepito dalle risorse umane coinvolte nella realizzazione delle opere.
Dal punto di vista occupazionale nei cantieri si potranno avere fino a 5.000 addetti medi annui. Per le tratte già realizzate, oltre il 45% dei contratti di affidamento e/o sub-affidamento è stato siglato con aziende lombarde.
Dal punto di vista ambientale, gli impatti positivi saranno legati ad una progressiva riduzione degli agenti inquinanti sul territorio dovuti alla circolazione veicolare e ad un risparmio economico per la riduzione di utilizzo del carburante: decongestionamento delle attuali infrastrutture viarie e riduzione dei tempi di percorrenza con circa 45 milioni di ore all’anno risparmiate, corrispondenti ad un valore economico di oltre 700 milioni di euro all’anno; riduzione del carburante utilizzato per circa 35 milioni di litri all’anno, corrispondenti a circa 45 milioni di euro; riduzione delle emissioni di agenti inquinanti per circa 380.000 kg all’anno.
Si tratta, dunque, di un’opera fondamentale per il nostro territorio che contiamo di portare a termine.


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