Tra mano invisibile e mano visibile è il titolo del nuovo numero (n. 8 – anno III) di Scenari Internazionali, disponibile ed ordinabile presso tutte le librerie italiane fisiche e on-line. La pubblicazione, che differisce dai soliti approfondimenti monografici su singoli Paesi o aree del pianeta, si concentra stavolta sulle diverse forme di economia sociale di mercato presenti nel mondo, tra America, Asia ed Africa, passando per l’Europa ed il suo tradizionale modello di ‘terza via’, oggi messo in discussione dalla crisi del debito e dal “dogma” dell’austerità.
di Redazione
Dopo la crisi del 2008, in Occidente, molti tra politici ed economisti hanno puntato il dito contro una parte del sistema finanziario sfuggita, almeno in apparenza, al controllo degli organismi competenti e alle regole del buon senso, quando non direttamente a quelle della legge. Già da anni, però, erano in molti a nutrire dubbi su quella globalizzazione a cui tanti leader politici di casa nostra, specie a destra, guardavano con grande fiducia, compresi alcuni di quelli che oggi non esitano a metterla sul banco degli imputati con l’accusa di aver impoverito il ceto medio, spazzando via le certezze e le garanzie del passato.
L’idea che la produttività e la competitività siano gli unici parametri a determinare lo stato di salute economica di un Paese era di per sé poco credibile già negli anni Novanta, perché tralasciava tutta una serie di fattori che, ferma restando l’assoluta importanza della libera iniziativa, non potevano e non possono rispondere esclusivamente a criteri di mercato. La sanità, l’istruzione, l’assistenza o l’edilizia popolare possono senz’altro vedere migliorata la loro offerta al cittadino da una presenza privata, sia essa concorrenziale o complementare, che funga da stimolo o da valore aggiunto per ridurre gli sprechi, i malfunzionamenti e le distorsioni di un sistema pubblico opaco o burocratizzato. Tuttavia, questi settori fondamentali non possono essere alienati da un meccanismo regolativo che ne garantisca l’accessibilità universale.
«La richiesta di aggiornare e migliorare i parametri di determinazione della situazione economica non è una novità tanto che, già nel 2009, la Commissione Stiglitz, sostenuta dalla presidenza francese, aveva indicato l’insufficienza di alcuni criteri a determinare l’esatto quadro economico delle nazioni», sostiene il direttore di Scenari Internazionali Andrea Fais che aggiunge: «Dall’altra parte del mondo, in Cina, diversi anni fa è stato lanciato il PIL verde, un indicatore che valuta le condizioni dell’ecosistema in relazione alla crescita del PIL strettamente economico». Tornare ad un forte interventismo statale, a forme di protezionismo o ad altre vecchie ricette del Novecento potrebbe al massimo tamponare provvisoriamente una situazione complessa che, in ogni caso, ha bisogno di riposte ben più profonde, efficaci anche nel lungo periodo. Cosa fare dunque?
«Il nuovo numero di Scenari Internazionali non è un manifesto politico keynesiano ma una ricerca, per forza di cose approssimativa, su alcuni dei Paesi che, più di altri, hanno assunto un approccio capace di mettere insieme le ragioni del merito e quelle del bisogno», osserva il direttore, che continua: «Abbiamo individuato dei casi di studio, suddivisi per aree continentali, a partire dal modello tedesco, trasformato rispetto al passato ed emblematico della difficoltà del Vecchio Continente a realizzare un’efficace economia sociale di mercato, come auspicato nei trattati europei. Siamo poi passati all’Asia, all’America Latina e all’Africa per capire cosa ha funzionato e cosa no».
«Chiaramente si tratta di realtà molto diverse fra loro, per caratteristiche storiche, sociali, economiche e geografiche. È stato molto difficile perfino riuscire a concepire un numero del genere, di fronte al quale qualcuno legittimamente potrebbe storcere la bocca. Tuttavia penso che il titolo, nella sua sinteticità, possa rendere bene ciò che vogliamo mettere in luce», ha concluso il direttore.
Ad impreziosire la pubblicazione ci sono infine due contributi dall’estero: uno da parte dell’Ufficio Economico-Commerciale dell’Ambasciata del Vietnam in Italia ed un altro da parte di Januário Talane, presidente del Forum dell’Associazioni Angolane in Italia.