Photo credit © ETRO/CNMI
di Mariacristina La Rosa
Un anno fa, Giorgio Armani per primo annunciava di voler presentare la sua collezione a porte chiuse per non mettere in pericolo la salute dei suoi invitati, visto l’incedere della pandemia. Si sapeva ancora poco del nuovo coronavirus che stava colpendo duramente l’Asia, ma la rapida diffusione del patogeno avrebbe presto segnato l’inizio della crisi anche per il settore moda.
Un anno dopo, come si presenta la Fashion Week milanese? Di certo il fashion si è dovuto riorganizzare per rimanere a galla e far capire la sua importanza nel quadro dell’economia italiana. Si è così passati dagli eventi fisici a quelli digitali, attraverso la creazione di piattaforme dedicate.
Già a partire da luglio, con le collezioni maschili, Camera Nazionale della Moda (CNMI) aveva optato per questa metodologia, confermata dal 23 febbraio al primo marzo scorsi per lo svolgimento di sfilate, presentazioni, stanze tematiche e showroom virtuali, nell’ambito di Milano Moda Donna, con le proposte per l’Autunno-Inverno 2021/22.
Tramite la rete e i canali ufficiali delle case, tutti hanno potuto ammirare le nuove collezioni, sia gli addetti ai lavori che i semplici appassionati di moda, mettendo in luce un nuovo step di “democratizzazione” del settore grazie al coinvolgimento di un pubblico sconosciuto che, tuttavia, fa registrare numerose visualizzazioni ed impression nei profili dei brand. Sarà questo il futuro? È ancora presto per dirlo ma non è un aspetto da sottovalutare, anzi da prendere in considerazione e sviluppare.
La settimana della moda milanese tanto attesa, si è aperta martedì 23 febbraio con uno speciale documentario realizzato per celebrare la grande figura di Beppe Modenese, presidente onorario di CNMI, scomparso il 21 novembre scorso: una personalità decisamente influente per il settore che, insieme a Giovanni Battista Giorgini, ha dato il via alla moda italiana ed al concetto di Made in Italy nel mondo. Il nome di Modenese è infatti legato all’ideazione delle fashion week, con l’esordio nel 1979, quando furono organizzate tre giornate dedicate ai défilé di 19 stilisti. Una rivoluzione ancora oggi alla base delle presentazioni stagionali, ma con molti più appuntamenti.
In quest’ultima Fashion week sono stati 140 i momenti in calendario, divisi tra 68 sfilate in digitale, alcune in formato co-ed, 65 presentazioni e 7 eventi. Una schedule ricca di nomi importanti come Alberta Ferretti, Missoni, Brunello Cucinelli, Fendi, Max Mara, Prada, Moschino, Giorgio Armani, Etro, N°21, Tod’s, Philosophy, Ermanno Scervino, Genny e due nomi di grande peso a chiusura della manifestazione: Dolce&Gabbana, con uno show tutto improntato alla tecnologia, e Valentino, tornato a sfilare a Milano, al Teatro Piccolo. Un forte segnale – quest’ultimo – per la riapertura dei luoghi culturali, chiusi ormai da molti mesi.
Altro rientro in calendario è stato quello di Elisabetta Franchi. Grande assente, invece, Versace, che ha preferito posticipare il suo show al 5 marzo. Supportati dal Camera Moda Fashion Trust, i brand Act N°1 e Marco Rambaldi. Tra i progetti, anche Budapest Select. Grazie alla collaborazione tra CNMI e Hungarian Fashion&Design Agency, per la quinta – la prima in digitale – 7 brand ungheresi hanno sfilato alla Milano Fashion Week.
I ritmi, per chi ha seguito l’intera edizione, sono stati serratissimi. Ad ogni look presentato emergevano in modo sempre più chiaro i trend dell’Autunno-Inverno 2021/22. La donna della prossima stagione sarà molto attenta a ciò che indossa e, soprattutto, brillerà. Le paillettes sono le grandi protagoniste, utilizzate non solo su abiti da sera ma scelte anche su pezzi sporty. Dalla gonna alla giacca, sino agli anfibi, l’elegante si accosta con disinvoltura a look giornalieri.
Grande riconferma per le linee oversize declinate in maglioni nel classico modello o più lungo a mo’ di vestito, sui capispalla dal taglio maschile come blazer ed ampi cappotti. A tutto ciò vengono però abbinate le cinture, perlopiù sottili, che stringono la vita e regalano una silhouette più slanciata. Un capo da tenere d’occhio è il pantalone, molto fluido, ampio, mentre i modelli che vanno per la maggiore sulle passerelle sono i culotte e a palazzo, entrambi rigorosamente a vita alta.
Passando invece alle tonalità scelte, la palette si colora di toni neutri, dal bianco sporco, al cammello, beige, ghiaccio, tabacco, spesso in total look ma il più delle volte in contrasto con colori forti come il giallo, fucsia, azzurro e l’onnipresente verde in tutte le sue sfumature. Impensabile non utilizzarlo per gli outfit del prossimo inverno, si cataloga come assoluto must-have. Per quanto riguarda le stampe, i quadri sono una costante di tailleur e vestiti. Molti gli spunti, insomma, per vestire alla moda.
Accanto al calendario delle esibizioni, il White, il salone digitale dedicato alla moda contemporanea, realizzato grazie al supporto del Ministero degli Affari Esteri e di ICE-Agenzia, oltre alla partnership con Confartigianato Imprese.
Il sito del White ha registrato un vero e proprio boom, superando quota 8.000 utenti unici al giorno, con un tempo di visita medio di 2,5 minuti, mentre i social hanno segnato un aumento del volume di traffico pari al 400% rispetto alla precedente edizione, con oltre 3.000 persone collegate per seguire i webinar.
I numeri ci segnalano dunque una presenza assidua degli utenti, nonostante il delicato momento che anche l’Italia sta vivendo. C’è bisogno di guardare oltre, di avere segnali di speranza da e per tutti i settori. La moda pertanto non si ferma, cerca anzi di trovare nuovi strumenti per comunicare rimanendo, per quanto possibile, fedele agli eventi in programma, in attesa della ripartenza.
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