Moda. Cala il sipario sulla Fashion Week, Milano si conferma capitale del settore

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La settimana della moda si è conclusa lo scorso 23 settembre ed è arrivato il momento di tirare le somme. È stata un’edizione fitta di appuntamenti grazie alla presenza di ben 170 collezioni e allo svolgimento di 58 sfilate, 110 presentazioni e 51 eventi. Milano si è riempita di giornalisti, buyers ed amanti del fashion provenienti da tutto il mondo. Del resto, il Made in Italy resta un colosso indiscusso della moda e della sartorialità. Riesce ad attrarre l’attenzione mondiale di addetti ai lavori che rimangono sempre stupiti dallo stile, dal modo in cui vengono lavorate le stoffe e dalla qualità della confezione finale.


di Mariacristina La Rosa


MILANO – Nel giorno di apertura, i primi capi della Primavera-Estate 2020 ad andare in passerella sono stati quelli di United Colors of Benetton. La palette dai colori vivaci, tipica del brand, ha illuminato la piscina storica Cozzi di Milano. In questa edizione, le location scelte per i fashion show sono state protagoniste. Ad esempio, i Bagni Misteriosi di Via Carlo Botta hanno fatto da sfondo alla presentazioni delle collezioni SS2020 Iceberg, Missoni e Francesca Liberatore. Quest’ultima ha creato un vero e proprio spettacolo che ha visto la presenza dell’atlete di nuoto sincronizzato della nazionale italiana volteggiare nell’acqua come farfalle.

Altra location suggestiva è stata la Darsena sul Naviglio che ha ospitato The Wave dello stilista messinese Marco De Vincenzo. Alla luce del tramonto ha preso vita un arcobaleno di 47 colori, dove ogni abito presentava una cromia differente riuscendo a creare un’atmosfera magica capace di far sognare non solo gli invitati ma anche la gente comune, che ha avuto l’occasione di ammirare il grande spettacolo a cielo aperto. Riproposta anche la Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, un salone immerso nella storia, caratterizzato da grandi specchi e sculture, che ha visto sfilare brand quali Tiziano Guardini, Aigner, Gabriele Colangelo, Stella Jean, Ultràchic e Alexandra Moura.

Non va chiaramente dimenticato il Museo della Scienza di Via Olona, sede sia di alcune sfilate che del Fashion Hub. Le tendenze di stagione sono saltate subito all’occhio degli esperti: la prossima primavera-estate si indosseranno stampe floreali, avremo il ritorno dell’animalier, il plissè e gli irrinunciabili bermuda, con l’androginia che diventa il fil rouge di tutte le collezioni. La donna è messa al pari dell’uomo ed il suo vestiario si arricchisce di elementi maschili quali la cravatta, il papillon ed il gilet, che si mescolano con la femminilità di un paio di décolleté.

Lo status è quello di Power Woman, per una donna decisa che sa esattamente ciò che vuole. A questo ha pensato Ian Griffiths, direttore creativo di Max Mara, ma anche Prada, che ha portato in passerella dei completi da autentica donna d’affari. Si è visto anche tantissimo colore, rosa shocking, blu elettrico e i toni della terra, che hanno caratterizzato lo show di Alberta Ferretti. La designer sceglie lo stile anni Settanta, alternando abiti lunghi scivolati in chiffon a stampe tie-dye, lavorazioni a crochet, e paillettes e rouches. La novità di tendenza sarà il motivo Jungle.

A questo proposito, gli stilisti Dolce&Gabbana hanno creato un set dedicato, con piante tropicali, frutta esotica, animali della savana: il tutto spostato su camice, mini dress e vestiti dal tessuto leggero. Anche Versace ha seguito il trend, con un effetto-sorpresa: l’uscita trionfale finale di Jennifer Lopez, con indosso una nuova versione del famoso abito verde in stile Jungle che Donatella Versace aveva realizzato appositamente per lei in occasione dei Grammys del 2000.

La moda è da sempre sinonimo di arte e Moschino ha preso alla lettera questo concetto. L’arte è diventata il fulcro della collezione: Jeremy Scott, direttore creativo, si è fatto ispirare dai capolavori di Picasso, trasformando le modelle in vere e proprie opere cubiste in carne ed ossa, dei quadri viventi. Qualcosa di inaspettato, originale, divertente, in pieno stile Moschino.

Impossibile, poi, non menzionare altre due importanti griffe del calibro di Giorgio Armani e Gucci. Il primo propone un’immagine di donna contemporanea ed esce dai soliti schemi aggiungendo ai capi un tocco futuristico in più con l’utilizzo, ad esempio, di materiali plastici. L’eleganza, nel DNA dello stilista lombardo, è sempre ben visibile attraverso l’uso sapiente dei colori rosa e azzurri come acquarellati, che vengono resi scintillanti da ricami e cristalli.

Tutt’altra idea di moda ha invece in mente Alessandro Michele. Per la collezione Primavera-Estate 2020, Gucci ha infatti pensato di dividere lo show in due parti: modelli che sfilano con camice di forza, abiti da lavoro per denunciare la divisa come forma di oppressione e poi la presentazione dei capi femminili e maschili in un catwalk insolito, il tapis roulant.

L’ecosostenibilità è stata invece celebrata dai Green Carpet Awards, andati in scena il 22 settembre. Gli “Oscar della Moda Sostenibile” sono ormai diventati un rituale capace di incentivare gli stilisti all’utilizzo di materiali riciclati e che non danneggino l’ambiente. Tra i premi assegnati spiccano il GCFA Legacy Award a Valentino Garavani per un momento emozionante, che ha visto l’attrice Sophia Loren portare la statuetta allo stilista per il contributo speciale fornito al mondo della moda internazionale attraverso la sua creatività, la sua estetica sofisticata e la sua intuitività nella capacità di riconoscere i nuovi talenti. Premiata anche la top model Doutzen Kroes con il The Social Media Changemaker Award e François-Henri Pinault, presidente e CEO di Kering Group, con GCFA Visionary Award.

La settimana della moda milanese, insomma, non delude mai. La mole di eventi ha messo ancora una volta alla prova il capoluogo meneghino, che ha risposto alla grande confermandosi capitale internazionale del fashion. Secondo i dati elaborati dalla Camera di Commercio di Milano, Monza-Brianza e Lodi, a settembre sono stati circa 4.600 i lavoratori in entrata nel settore, tra commessi della grande distribuzione e dei punti vendita, operai ed impiegati dell’industria tessile. Di questi, oltre la metà sono giovani al di sotto dei 30 anni.

Il peso specifico di Milano nel quadro del settore moda italiano equivale al 6% del totale in termini di imprese, all’11% per numero di addetti e ad oltre il 20% dei ricavi. In concomitanza con Milano Moda Donna, il salone White Milano ha registrato 27.934 visitatori (+3% rispetto all’edizione 2018) per un aumento dei buyer pari al 2%: tra loro crescono quelli stranieri (+9%) mentre calano gli italiani (-1%).




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