Pochi giorni fa, Henley & Partners ha pubblicato l’ultima edizione, aggiornata al quarto trimestre di quest’anno, dell’ormai consueto Indice Henley dei Passaporti, una speciale classifica che elenca, dal più “potente” al meno “attrattivo”, i passaporti dei vari Paesi del mondo. Il criterio di assegnazione dei punteggi è basato sul numero di destinazioni cui ciascun singolo passaporto permette di accedere senza visto, con visto all’arrivo o con visto elettronico, a seguito di particolari accordi bilaterali o multilaterali raggiunti tra Stati o territori.
di Redazione
L’indice prende in esame 199 passaporti e 227 destinazioni di viaggio, fornendo agli utenti le informazioni «più ampie ed affidabili riguardo l’accesso globale che i loro rispettivi passaporti gli garantiscono». I dati, analizzati ed elaborati da un team di esperti di Henley & Partners, provengono dall’Associazione Internazionale per il Trasporto Aereo (IATA).
Eccellente il risultato dell’Italia, che si piazza nel gruppo delle terze classificate, con 187 destinazioni facilitate, a pari merito con Danimarca e Lussemburgo. Tra i Paesi UE, solo Germania e Finlandia fanno meglio, seconde a quot 188 punti assieme alla Corea del Sud, mentre in testa alla classifica svettano due potenze economiche asiatiche del calibro di Giappone e Singapore, con uno score di ben 190 punti.
Alle spalle del nostro si piazzano, tra gli altri, i passaporti di Francia, Spagna e Svezia (186), Austria, Olanda e Portogallo (185), Belgio, Canada, Grecia, Irlanda, Norvegia, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti (184).
Per quanto riguarda i Paesi o territori più piccoli, oltre la città-Stato di Singapore, che riconferma la sua eccellenza anche in questo particolare ambito, ed il Lussemburgo, ottengono un buon punteggio anche Malta (183), Liechtenstein (177), Cipro e Monaco (173), la regione speciale cinese di Hong Kong (168), San Marino (167), Andorra (166) e Brunei (165). Sono 148, invece, le destinazioni cui consente di accedere senza particolari procedure alla partenza il passaporto dello Stato Vaticano.
Tra i Paesi emergenti è senz’altro la Malesia a fare meglio di tutti, con un punteggio pari a 177, al di sopra addirittura di Argentina e Brasile, entrambi fermi a quota 170, Messico (158) e Peru (135). Malesia a parte, tuttavia, nel Sud-est asiatico stranamente sono due Paesi non-ASEAN, cioè Timor Est e Papua Nuova Guinea, a spiccare in classifica, con punteggi rispettivamente di 95 e 83. Restano invece ancora indietro big della regione come Thailandia (77), Indonesia (70), Filippine (65) e Vietnam (51).
Più arretrate in graduatoria sono anche Russia e Cina, con score rispettivamente di 117 e 71, a sottolineare un percorso ancora in salita nella definizione di accordi diplomatici che, considerate le vaste dimensioni dei loro territori e delle loro economie, nonché le ricorrenti tensioni geopolitiche con Stati Uniti o Unione Europea, non sono certo di facile e definitiva conclusione. Ad ogni modo, il trend evidenzia per entrambe una significativa crescita nel corso degli ultimi cinque anni: rispetto all’Indice Henley del 2014, infatti, la Russia ha guadagnato 17 punti, cioè 17 nuove destinazioni visa-free, mentre la Cina ben 26.
Henley & Partners rimarca la correlazione esistente tra l’esenzione dal visto e la libertà economica, chiamando in causa fattori decisivi nel quadro della competitività di un sistema Paese quali la facilità di avviare un’impresa, l’indipendenza del sistema giudiziario, il regime fiscale e la tutela dei diritti di proprietà. Proprio in questo senso sarà interessante valutare l’avanzamento in classifica della Cina a partire dal 2020, cioè in seguito all’entrata in vigore, prevista per il prossimo primo gennaio, della nuova legge sugli investimenti esteri, approvata nel marzo scorso dall’Assemblea Nazionale del Popolo.
In Medio Oriente, come intuibile, spiccano gli Emirati Arabi Uniti, il cui passaporto apre facilmente le porte in 172 destinazioni, confermando la federazione emiratina al primo posto fra i Paesi maggiormente capaci di scalare la classifica negli ultimi dieci anni, grazie ad una risalita di ben 46 posizioni, dal 61° posto del 2009 al 15° di quest’anno. Seguono Israele con 159 punti e – molto più distanziati – Turchia (112), Kuwait (93), Qatar (92), Bahrein (81) e Oman (79).
Altro fattore di stretta correlazione fra la potenzialità di un passaporto e la situazione politica del Paese che lo emette è quello relativo alle crisi, al terrorismo o ai conflitti. Non è un caso, certamente, che nelle ultime dodici posizioni dell’Indice Henley compaiano i passaporti di Libano e Corea del Nord (39 destinazioni visa-free), Libia, Territori Palestinesi e Sudan (37), Yemen (33), Pakistan e Somalia (31), Siria (29), Iraq (27) e Afghanistan (25), fanalino di coda della classifica generale.
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