RCEP. Chiusi 7 anni di negoziati, firma fissata al 2020: l’India al momento si tira fuori ma la strada è segnata

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Si sono conclusi ieri a Bangkok, a margine del 35° vertice generale dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN), i negoziati del 3° summit per il Partenariato Economico Regionale Globale (RCEP). Ora, in attesa dei lavori di revisione legale, manca soltanto la firma definitiva, in programma per il prossimo anno. La RCEP è un accordo di libero scambio che coinvolge i dieci Paesi membri dell’ASEAN – Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malesia, Myanmar, Singapore, Thailandia e Vietnam – e sei grandi partner regionali dell’area Asia-Pacifico quali Cina, Giappone, Corea del Sud, India, Australia e Nuova Zelanda. L’India, tuttavia, ha deciso di sospendere l’adesione al partenariato preferendo prima affrontare questioni irrisolte con alcuni dei Paesi membri. Se anche quest’ultimo scoglio dovesse essere superato, la firma del prossimo anno sancirebbe la nascita della più grande area di libero scambio del globo, che racchiude il 47,4% della popolazione mondiale e genera il 32,2% del PIL globale, il 29,1% del commercio mondiale e il 32,5% degli investimenti globali.


di Zhang Jianfeng
[CCTV]



BANGKOK – I quindici Paesi che partecipano al Partenariato Economico Regionale Globale (RCEP) avvieranno ora i lavori legali preparatori per la firma del mega-accordo commerciale nel 2020, dopo aver concluso i negoziati sul testo e sostanzialmente tutte le questioni legate all’accesso al mercato. «Sullo sfondo di un ambiente globale in rapida evoluzione, il completamento dei negoziati per la RCEP dimostrerà il nostro impegno comune per un clima aperto a commercio e investimenti in tutta la regione», hanno sostenuto i leader dei Paesi coinvolti nel partenariato in un comunicato congiunto durante un incontro svolto a margine del vertice ASEAN a Bangkok, in Thailandia.
Il primo ministro cinese Li Keqiang ha ricordato i sette anni di negoziati, definendo quest’ultimo passo «una svolta decisiva nella costruzione di un’area di libero scambio in Asia Orientale, che avrebbe dalla sua la maggiore popolazione coinvolta, la membership più diversificata e il più ampio potenziale di sviluppo».

La firma in programma per il 2020
L’accordo RCEP è «finalizzato ad espandere maggiormente e ad approfondire le catene del valore regionale a vantaggio delle nostre imprese, incluse quelle piccole e medie, dei nostri lavoratori, dei nostri produttori e dei nostro consumatori», hanno proseguito i leader nel comunicato congiunto, ricordando che è stato programmato l’inizio del processo di revisione legale per giungere alla firma nel 2020.
Lanciato ufficialmente nel 2012, la RCEP mette insieme i dieci Paesi dell’ASEAN e i loro sei partner commerciali regionali, cioè Cina, Giappone, Corea del Sud, India, Australia e Nuova Zelanda. Una volta firmato, l’accordo darà vita alla più grande area di libero scambio in Asia, che racchiude il 47,4% della popolazione mondiale e genera il 32,2% del PIL globale, il 29,1% del commercio mondiale e il 32,5% degli investimenti globali.
«L’ASEAN beneficerà dall’accresciuto accesso al mercato per i partner commerciali», ha sottolineato il primo ministro thailandese Prayut Chan-o-cha dopo aver ospitato il 35° summit dell’ASEAN e gli incontri correlati. Tuttavia, l’accordo determinante non ha incluso l’India, che mantiene ancora significative questioni in sospeso con altri Paesi membri. «Tutti i Paesi che hanno preso parte alla RCEP lavoreranno insieme per risolvere tali questioni in modo reciprocamente soddisfacente», hanno precisato i leader nel comunicato: «La decisione finale dell’India dipenderà dalla risoluzione soddisfacente di questi problemi».
Zhang Xuegang, ricercatore e vicepresidente del Centro di Ricerca sul Sud-est asiatico e l’Oceania presso l’Istituto Cinese di Relazioni Internazionali Contemporanee, ha sostenuto che i negoziati per la RCEP coinvolgono aspetti pragmatici, tra cui i settori industriali, l’accesso al mercato e la bilancia commerciale di ciascun Paese, «ambiti direttamente collegati al benessere delle persone». «È dunque ragionevole che i Paesi siano stati cauti nelle trattative», ha aggiunto.

Il più grande accordo di mutuo vantaggio
«La RCEP è un meccanismo di cooperazione commerciale multilaterale tale che la sua struttura è realmente indirizzata al vantaggio di tutti i Paesi partecipanti perché tutto sarà governato da stesse regole», ha riferito a Xinhua Neak Chandarith, direttore del Centro di Ricerca Cambogiano per la Via della Seta Marittima del XXI Secolo (CMSRRC) presso l’Università di Phnom Penh. La RCEP ridurrà le barriere commerciali, rafforzerà l’accesso al mercato e renderà ciascun Paese membro più attrattivo per gli investitori esteri, incoraggiando gli investimenti transfrontalieri fra di essi, ha aggiunto Chandarith.
Avrà un ruolo positivo nel potenziamento dello sviluppo economico di tutti i Paesi partecipanti e li aiuterà ad integrarsi ulteriormente nell’economia globale, ha osservato Yu Miaojie, vicepresidente della Scuola Nazionale di Sviluppo presso l’Università di Pechino. «I tre principali ambiti del commercio di beni, del commercio di servizi e degli investimenti sarà enormemente rafforzati tra i Paesi aderenti, così come saranno rafforzati gli scambi socio-culturali tra Paesi», ha detto Yu ai microfoni di Xinhua.
La RCEP promuoverà inoltre la liberalizzazione commerciale nella regione, consoliderà maggiormente l’importanza della regione per la crescita economia e il commercio globale. «Tutte le parti contraenti trarranno vantaggio da questo accordo quanto diventerà effettivo», ha ricordato Seang Thay, sottosegretario di Stato e portavoce del Ministero per il Commercio cambogiano.
Secondo Joseph Matthews, ordinario presso l’Università Internazionale BELTEI di Phnom Penh, la RCEP aprirà nuove opportunità per i Paesi meno sviluppati del blocco regionale, quali la Cambogia, il Laos, il Vietnam e il Myanmar. Il risultato conclusivo della RCEP sarà il più grande «accordo dal mutuo vantaggio e la più grande partnership nel suo genere che sia mai stata raggiunta nel mondo», ha aggiunto Matthews.

Contro il protezionismo
Chheang Vannarith, presidente dell’Asian Vision Institute di Phnom Penh, ha affermato che la RCEP mette incastra i principi sia economici che strategici tra l’ASEAN e i sei partner regionali, e contribuirà a promuovere un sistema multilaterale del commercio. «Sarà una grossa spinta per contrastare il protezionismo e l’unilateralismo», ha detto Vannarith a Xinhua.
Mey Kalyan, consigliere anziano presso il Supremo Consiglio Nazionale Economico della Cambogia, ha sottolineato che la conclusione dei negoziati per la RCEP avrà grande rilevanza in un’epoca in cui l’economia mondiale sta perdendo il suo equilibrio a causa dell’incertezza, del protezionismo e dell’unilateralismo. «Ci si attende che la RCEP apporti un senso di certezza e normalità, sebbene avrà soltanto un impatto limitato nella sua prima fase», ha osservato Kalyan.
Aaron Jed Rabena, ricercatore aggiunto presso il think-tank della Fondazione Asia Pacific Pathways to Progress di Manila, ha riferito a Xinhua che la conclusione dei negoziati e l’attuazione della RCEP schiuderà nuovi mercati alternativi ai Paesi partecipanti e li aiuterà ad evitare le misure protezionistiche. «La RCEP non è soltanto un documento finalizzato alla liberalizzazione del commercio tra i Paesi dell’ASEAN ed i loro partner, ma è anche la prova che molti Paesi chiedono un commercio più libero, un’economia globale aperta e il rafforzamento della credibilità dei regolamenti internazionali», ha affermato Rabena, che ha aggiunto: «La RCEP avrà effetti significativi nella composizione dell’economia mondiale dei nostri giorni garantendo, attraverso un accordo multilaterale di libero scambio, che più Paesi ancora preferiscono o perseguono un commercio liberalizzato».




Traduzione a cura della Redazione
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