Regno Unito. Hammond assicura: Nessuna riduzione fiscale sotto la media europea dopo la Brexit

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di Estelle Shirbon e Guy Faulconbridge
[Reuters UK]


LONDRA – La Gran Bretagna non intende abbassare le tasse molto al di sotto della media europea per restare competitiva dopo la Brexit ma piuttosto si attende di mantenere un riconoscibile modello economico e sociale europeo, secondo quanto affermato dal cancelliere dello Scacchiere [ministro delle Finanze, ndt] Philip Hammond.

A gennaio, lo stesso Hammond aveva suggerito che la Gran Bretagna avrebbe potuto cambiare il suo modello economico per mantenersi competitiva nel caso in cui avesse lasciato l’Unione Europea senza la garanzia di un accordo sull’accesso al mercato unico. Hammond, che aveva sostenuto la scelta di restare all’interno dell’UE in occasione del referendum dello scorso anno, viene visto come sostenitori di una Brexit relativamente “soft”, a volte ponendosi in contrasto con i colleghi di gabinetto che vorrebbero una rottura più netta col blocco continentale.

I ministri anziani hanno fornito segnali contrastanti sulle questioni chiave come ad esempio il tipo di libera circolazione di persone che potrà continuare ad esistere dopo la Brexit, con frizioni uscite allo scoperto dopo che i Conservatori al potere hanno perso la loro maggioranza parlamentare nel giugno scorso.

Nel corso di un’intervista per il quotidiano francese Le Monde, pubblicata lo scorso fine settimana, Hammond è stato interpellato sull’ipotesi che il Regno Unito potesse giocare la carta della riduzione fiscale per mantenere la sua attrattività dopo la Brexit. «Si è detto spesso che Londra considererebbe l’idea di lanciarsi in una competizione sleale riguardo alla regolazione fiscale. Non è il nostro progetto né la nostra visione del futuro», ha risposto Hammond. «L’importo fiscale che abbiamo stabilito, in percentuale sul PIL, rientra nella media europea e credo che resterà a quel livello. Anche dopo l’uscita dall’Unione Europea, il Regno Unito manterrà un modello sociale, economico e culturale che sarà riconoscibilmente europeo».

Le considerazioni di Hammond sono notevolmente diverse dalle risposte rilasciate durante la sua intervista per il settimanale tedesco Welt am Sonntag a gennaio, interpretate come una minaccia sottilmente velata di usare la tassazione sul reddito d’impresa come uno strumento nei negoziati per la Brexit. Alla precisa domanda se Londra avrebbe abbassato il carico fiscale sulle imprese, Hammond aveva detto che pur sperando che la Gran Bretagna potesse restare un’economia di matrice europea con i relativi sistemi fiscali e regolativi, essa avrebbe potuto modificare il suo modello qualora uscisse dall’Unione Europea senza un accordo sull’accesso al mercato. «In questo caso, potremmo essere costretti a cambiare il nostro modello economico e dovremmo farlo per recuperare competitività», aveva affermato Hammond. «Cambieremo il nostro modello, torneremo e ci impegneremo in modo competitivo».

Nella sua intervista a Le Monde, a Hammond è stato anche chiesto un commento sulle prospettive post-Brexit dei possibili tasferimenti di parte delle attività dei gruppi bancari dalla City di Londra a città europee come Francoforte, Parigi o Dublino. Hammond ha risposto che sarebbe «molto pericoloso per l’Europa» frammentare il mercato dei servizi finanziari di Londra, descritto come una componente importante delle economie britannica ed europea. «Il vero vincitore non sarebbe né Parigi né Francoforte, ma New York. Non ci facciamo illusioni: le principali banche statunitensi non hanno intenzione di frammentare le loro attività in diversi Paesi», ha detto Hammond. «O continueranno a lavorare così come fanno oggi oppure trasferiranno le loro attività a Wall Street, ad oggi particolarmente attrattiva dal momento che l’amministrazione americana sta promuovendo piani di deregulation e riduzione fiscale».


Traduzione a cura della Redazione
Fonte in lingua originale qui



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