Scenari Internazionali, nuovo numero esplora metropoli, megalopoli e loro prospettive future

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È uscito nei giorni scorsi Le tigri del nuovo secolo, ultimo numero di Scenari Internazionali, dedicato alle regioni metropolitane. Difformi nel mondo per classificazione e definizione, queste vaste aree urbane presentano comunque caratteristiche simili tra loro e, in virtù del loro forte potenziale innovativo, stabiliscono sempre più le traiettorie di sviluppo nel proprio Paese di appartenenza.


A cura della Redazione


(SIRAG) «Secondo uno studio congiunto OCSE-UE di circa quattro anni fa, quasi metà della popolazione mondiale vive in città con almeno 50.000 abitanti e questo dato è destinato a crescere con forza da qui alla metà del secolo. I numeri evidenziano anche che il ritmo di crescita demografica nelle aree metropolitane è maggiore rispetto ai centri minori. I grandi agglomerati urbani, per primi, devono quindi ridefinirsi per poter garantire un nuovo equilibrio tra sostenibilità e qualità della vita, sviluppo e benessere diffuso, apertura e sicurezza».

A dirlo è Andrea Fais, direttore responsabile di Scenari Internazionali. Rivista di Affari Globali, presentando la recente uscita di Le tigri del nuovo secolo, ultimo numero del trimestrale, giunto ormai alla sua trentunesima pubblicazione.

«Se negli anni Novanta alcune economie dell’Estremo Oriente particolarmente performanti avevano assunto la definizione giornalistica di “tigri asiatiche”, oggi l’immagine metaforica del grande felino calza invece a pennello per le principali realtà urbane del pianeta», spiega Fais, che prosegue: «Come ben intuito dal politologo indiano Parag Khanna, da anni stiamo assistendo ad una grande devolution su scala globale che tende a trasferire competenze, poteri e aspettative dagli stati centrali a specifiche realtà metropolitane, chiamate a trainare il resto del proprio Paese e a stimolarne lo sviluppo diffuso».

I concetti di area e regione metropolitana non sono certo inediti. «Stanti le differenze da caso a caso non esiste una definizione univoca a livello internazionale ma possiamo comunque riscontrare alcuni elementi comuni: una (o più) città di dimensioni maggiori, forte di una consolidata tradizione produttiva ed innovativa, attorno cui ruotano centri minori integrati in base alle dinamiche del mercato del lavoro», continua il direttore responsabile.

Il nuovo numero di Scenari Internazionali prende in esame alcuni esempi d’eccellenza nel mondo, suddivisi per zone. In Asia, il focus volge lo sguardo verso la Greater Bay Area Guangdong-Hong Kong-Macao, una delle tre grandi regioni economiche della Cina, e Seoul Special City, ovvero l’area metropolitana della capitale sudcoreana, centro nevralgico della ben più vasta conurbazione della Seoul Capital Area.

In America è imprescindibile l’approfondimento sulla California, con un occhio sulla celeberrima Bay Area di San Francisco, dove sorge l’iconica Silicon Valley coi suoi giganti dell’alta tecnologia, ma l’attenzione viene riservata anche allo Stato brasiliano di San Paolo, che può vantare la forza industriale e finanziaria dell’omonima capitale nonché la straordinaria capacità di movimentazione del Porto di Santos.

Nella regione eurasiatica, invece, il numero analizza le capitali di due Paesi ex sovietici. Da un lato Mosca, cuore pulsante della Federazione Russa, da oltre due anni messa a dura prova dai costi della guerra in Ucraina e dalle sanzioni occidentali. Dall’altro, Baku, centro propulsivo dell’Azerbaigian, Paese fornitore scelto da Bruxelles proprio per diversificare l’approvvigionamento energetico ed emanciparsi dal Cremlino.

Spazio anche al nostro Paese, con un viaggio all’interno della sua locomotiva economica. I dati confermano infatti la Lombardia regione trainante in quasi tutti i settori industriali, con percentuali di crescita superiori alla media nazionale.

«Grazie alla capacità unica di attrarre investimenti, alla mentalità produttiva, alla massiccia infrastrutturazione e alle logiche di sviluppo urbano, Milano incarna più e meglio di qualsiasi altra realtà italiana il modello di città metropolitana», afferma Fais, che aggiunge: «Il suo ruolo forte tuttavia non penalizza, ma anzi favorisce, gli altri territori, specializzati in una serie di settori e servizi, che fanno della Lombardia una regione del tutto autosufficiente».

«Questa pubblicazione ovviamente non ha pretese enciclopediche ma getta un sasso nello stagno per stimolare l’analisi sul tema delle città e della loro riconfigurazione nel nostro Paese, ancora troppo indietro su tale versante», precisa il direttore, che chiosa: «Sarà fondamentale chiudere i conti col Novecento, con le sue divisioni astratte, le sue utopie inconcludenti e i suoi surrogati ideologici, e puntare con pragmatismo sulla modernizzazione infrastrutturale, individuando i centri nevralgici nel Nord, nel Centro e nel Sud della Penisola per rendere finalmente competitiva l’Italia. Altrimenti saremo “belli ma poveri”».



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