A cura della Redazione
(SI-RAG) Annunciato circa due settimane fa, con un po’ di ritardo per ragioni indipendenti dalla volontà della redazione e dell’editore, è finalmente disponibile Viaggio al centro dell’Eurasia, nuovo numero della rivista Scenari Internazionali, ormai giunta alla sua ventisettesima pubblicazione. Dopo aver parlato del Mediterraneo nel volume pubblicato lo scorso marzo, il trimestrale appena uscito si concentra sulla regione del Mar Caspio, il più grande bacino endoreico al mondo.
I contributi esterni di questo numero sono tre. Due, come di consueto, le interviste: una all’Ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian in Italia S.E. Rashad Aslanov e l’altra all’Ambasciatore della Repubblica del Kazakhstan in Italia S.E. Yerbolat Sembayev. La Redazione ha inoltre ospitato una riflessione del Prof. Daniel Pommier Vincelli sulla figura storica di Heydar Aliyev, presidente dell’Azerbaigian dal 1993 al 2003 ed artefice principale della riemersione del Paese dopo il crollo dell’URSS, a cento anni esatti dalla sua nascita.
«È evidente che in questa prima parte dell’anno abbiamo percorso una linea legata alla logistica del mare, un tema che seguiamo da tempo, anche partecipando, in qualità di media partner, ad eventi di settore come Shipping, Forwarding & Logistics meet Industry e Port & Shipping Tech», spiega Andrea Fais, direttore responsabile della rivista, che aggiunge: «Quello delle catene di approvvigionamento è un argomento tornato prepotentemente d’attualità a seguito della pandemia, prima, e della guerra russo-ucraina, poi».
«I due eventi, in modi e tempi ovviamente diversissimi tra loro, hanno messo in evidenza la fragilità dell’Europa di fronte ai potenziali sconvolgimenti di un secolo particolare, caratterizzato da un crescente multipolarismo, cioè dall’emersione o dalla riemersione di attori al di fuori dell’Occidente, un tempo marginali o comunque non così incisivi», afferma ancora Fais.
In tale contesto, all’attenzione per i grandi spazi oceanici, che continueranno comunque a recitare un ruolo di assoluta importanza, si somma il crescente interesse per quei bacini chiusi o semi-chiusi nei quali si concentrano particolari risorse o vie di comunicazione di carattere sia regionale che internazionale. Il Mar Caspio è indubbiamente uno dei casi più emblematici in questo senso.
«Dopo il lancio dell’Iniziativa Belt and Road (BRI) da parte cinese, la vasta fascia eurasiatica compresa tra il Caucaso e l’Asia Centrale è tornata ad interpretare appieno il vecchio ruolo di snodo che ricopriva lungo il reticolato di rotte commerciali dell’antica Via della Seta», sottolinea il direttore di Scenari Internazionali, che prosegue: «Il Mar Caspio si trova proprio al centro di quest’area, dove oggi convergono Azerbaigian, Iran, Kazakhstan, Russia e Turkmenistan, i cinque Stati costieri che nel 2018 hanno firmato un apposita convenzione per determinare lo status legale del bacino, ricco di idrocarburi sotto i suoi fondali».
Superata l’annosa contrapposizione tra la definizione giuridica di mare e quella di lago, il processo di stabilizzazione e normalizzazione della regione cominciato cinque anni fa va ben oltre la dimensione meramente regionale, richiamando l’attenzione di numerosi attori esterni, interessati non soltanto alle abbondanti risorse energetiche presenti ma anche all’implementazione di nuovi corridoi di trasporto, alternativi a quelli tradizionali.
«Il Caspio si trova all’incrocio di due importanti linee di transito, perpendicolari tra loro, ovvero la Rotta Internazionale di Trasporto Trans-Caspica (TITR), ormai integrata nell’Iniziativa Belt and Road (BRI), ed il Corridoio Internazionale di Trasporto Nord-Sud (INSTC), pensate e progettate anni fa per connettere più agevolmente e con meno rischi le aree più produttive dell’intero quadrante continentale eurasiatico, dall’Europa alla Cina, dalla Russia all’India», afferma Fais, che aggiunge: «Gli investimenti in infrastrutture, logistica e formazione favoriranno inoltre tutti i Paesi di transito, in particolare quelli meno sviluppati».
Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina e la rottura dei rapporti con Mosca, l’Europa è alla disperata ricerca di altri partner energetici e rotte alternative verso l’Asia Orientale in modo da evitare il territorio russo. Se sulle relazioni con l’Iran pesano ancora diversi punti interrogativi, con Azerbaigian, Kazakhstan e Turkmenistan sono invece già attive da tempo piattaforme di dialogo, di varia entità e natura, che oggi assumono una centralità apicale.
«È chiaro che, al di là di come evolveranno i rapporti con il Cremlino, l’UE e l’Italia, in particolare, dovranno comunque guardare ad Est per evitare nuove crisi e nuovi shock», spiega Fais, che conclude: «Per questo va abbandonata qualunque retorica da scontro di civiltà. Dovremo ulteriormente migliorare e consolidare le relazioni con la Turchia, l’Azerbaigian, l’Asia Centrale e la Cina, senza pretendere che i loro rispettivi sistemi politici e culturali si adeguino forzatamente ai nostri standard».
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