Sta uscendo in questi giorni La Penisola del tesoro, il settimo numero della rivista Scenari Internazionali, disponibile in tutte le librerie su ordinazione o, più agevolmente, acquistabile direttamente dal nostro negozio on-line. Il direttore responsabile Andrea Fais ha rilasciato qualche dichiarazione per presentare la pubblicazione.
Ha poi aggiunto: «In questo numero abbiamo compiuto un viaggio immaginario per conoscere il posizionamento del sistema Italia in tutte le principali regioni del mondo. La situazione è complessivamente molto positiva ma adesso è necessario diminuire ulteriormente la pressione fiscale su imprese e famiglie, sostenere attivamente l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, accelerare il processo di internazionalizzazione delle nostre aziende ed imporci di più in Europa per non restare schiacciati da quel meccanismo a geometria variabile che vede Berlino e Parigi spartirsi le fette di potere decisionale più grandi».
«Per la prima di copertina, da perugino e umbro, ho sentito il dovere – ha sottolineato il direttore – di proporre uno dei panorami più belli d’Europa, cioè la piana di Castelluccio di Norcia, tra le zone maggiormente colpite dalle scosse che da agosto scorso tengono in apprensione buona parte del Centro Italia». Fais ha tuttavia precisato che «non si tratta di blando sentimentalismo, fine a sé stesso», affermando: «La Valnerina, così come il versante marchigiano dell’Appennino e le aree montuose delle provincie di Rieti e L’Aquila, sono luoghi della tradizione artigianale e piccolo-imprenditoriale italiana, dall’agro-alimentare ai mobili, dalla ricettività alla conservazione dei beni storici e culturali. Aree da aiutare subito e concretamente, anche se l’Europa dovesse esprimere dubbi o porre limiti di bilancio».
Ha infine concluso: «Molti giovani sono stati portati a disprezzare questo Paese, a seguito del crollo di non pochi miti della Seconda Repubblica e della montante sfiducia nella classe politica. La crisi sociale ha fatto il resto, portandosi via molte certezze. Eppure, sfogare il legittimo senso di frustrazione attraverso i canali dell’antipolitica è una cura peggiore del male. I giovani non devono lasciare che il qualunquismo e le anonime forme della militanza social riempiano i vuoti lasciati dai corpi intermedi tradizionali, oggi in crisi. Non sono un politico e la nostra rivista, ovviamente, non è un partito. Tuttavia abbiamo fornito un’analisi della situazione italiana dal nostro punto di vista per capire se c’è ancora spazio per un riformismo serio, concreto, pragmatico e davvero rivoluzionario».
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