Stati Uniti. Casa Bianca rilancia su ‘Tax Cuts and Jobs Act’: Perché tagliare le tasse è positivo per i lavoratori americani

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Dopo la Cina che, con la riforma strutturale dell’offerta, ha tagliato miliardi di yuan di tasse in favore soprattutto delle piccole e medie imprese, incentivandone crescita ed innovazione, da qualche mese anche gli Stati Uniti di Trump hanno imboccato con decisione la strada della riduzione fiscale per rilanciare l’impresa locale, riportare in patria “pezzi” di produzione delocalizzati e ridurre le sacche di elusione ed evasione. Se le due principali economie del pianeta seguono questo trend comune, pare giunto anche per l’Europa il momento di prendere seriamente in mano il processo di armonizzazione fiscale, lasciato sul tavolo a Bruxelles da anni.

di Council of Economic Advisers

È dimostrato che l’utilizzo estensivo di detrazioni specifiche nel codice statunitense di tassazione sul reddito può distorcere gli incentivi, colpire la distribuzione della pressione fiscale e ridurre il gettito dello Stato. Diminuire le aliquote fiscali sul reddito individuale, limitando al contempo l’uso di detrazioni distorcenti, può dunque facilitare gli sgravi per le famiglie a medio reddito – con i relativi benefici in termini di offerta – mentre compensa parzialmente gli effetti negativi a breve-medio termine sul gettito fiscale.

Inoltre, poiché l’entità delle modifiche alla tassazione sulle imprese contenuta nel Tax Cuts and Jobs Act – soprattutto gli aspetti internazionali della tassazione sulle imprese – ha segnato una svolta più decisa rispetto alla sua versione precedente, ci concentreremo più in profondità su questa parte della riforma. In particolare, c’è una corposa letteratura accademica sugli effetti della tassazione del reddito d’impresa a dimostrazione che l’evidenza empirica indica non solo che il capitale è profondamente sensibile ai cambiamenti nel quadro della tassazione sulle imprese ma anche che può diventarlo ancora di più nel tempo.

Il risultato è stato non solo che le aziende hanno concentrato meno produzione ed investimenti negli Stati Uniti, e conseguentemente più all’estero, ma anche che i costi di questa minore produttività sono stati sopportati in maniera crescente e sproporzionata dal fattore di produzione meno mobile, ovvero il lavoro. Facendo riferimento alle stime di questa letteratura, possiamo calcolare che due importanti riforme della tassazione sulle imprese – ridurre l’aliquota marginale massima federale dal 35% al 21% e consentire alle aziende di finanziare investimenti nel capitale non-strutturale – aumenterebbe la produttività dal 2% al 4% nel lungo periodo ed il reddito familiare medio annuale di circa 4.000 dollari.




L’evidenza suggerisce caldamente che l’economia statunitense ed in particolare i lavoratori statunitensi, sono stati sostanzialmente danneggiati dalla convergenza di due indiscusse tendenze economiche. La prima è l’elevata e crescente mobilità internazionale del capitale, mentre la seconda è la crescente natura non competitiva della tassazione statunitense sul reddito d’impresa in relazione al resto del mondo. Il risultato è stato una formazione rallentata del capitale negli Stati Uniti, e conseguentemente una crescita stagnante dei salari in assenza di intensificazione del capitale.

Con il Tax Cuts and Jobs Act, il passaggio da una tassazione mondiale verso un sistema territoriale elimina gli svantaggi per le aziende basate negli Stati Uniti, perché esse non dovranno più pagare imposte addizionali quando faranno rientrare in patria i profitti realizzati all’estero. Quale transizione ad un sistema territoriale, il reddito già maturato all’estero sarà soggetto ad una tassa unica limitata, in moda tale da eliminare qualsiasi incentivo a mantenere i fondi fuori dal Paese.


Traduzione a cura della Redazione
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