VERONA – Con l’Italia i Paesi dell’Unione Economica Eurasiatica (UEE) hanno registrato una crescita dell’interscambio del 23,9% nell’ultimo biennio (Istat); con il resto del mondo il trend è raddoppiato: +46,5%. Volano gli scambi globali di Russia, Bielorussia, Kazakhstan, Kirghizistan e Armenia, in nome di un’Unione da 180 milioni di abitanti nata cinque anni fa allo scopo di promuovere il libero movimento di merci, oltre che di coordinare le politiche macroeconomiche e l’applicazione di principi di libero scambio.
La Great Eurasian Partnership – inquadrata nel rapporto Commercio e geopolitica della UEE, realizzato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo in occasione del 12° Forum Economico Eurasiatico al via domani, 24 ottobre, fino a venerdì 25 presso il Palazzo della Gran Guardia a Verona – vale, secondo le dogane, 866 miliardi di dollari di flussi commerciali con il resto del mondo, contro i 591 miliardi del 2016 ed in recupero rispetto al 2013, prima dell’introduzione delle sanzioni occidentali, quando il flusso era pari a 1.069 miliardi di dollari.
Il saldo import-export è poi nettamente a favore dei Paesi UEE, con un surplus di quasi 230 miliardi di dollari: più del doppio rispetto al 2016 (107 miliardi di dollari) e ormai sugli stessi livelli pre-sanzioni del 2013 (235 miliardi di dollari), quando ancora non si era costituita l’Unione. Complice ovviamente la risalita dei prezzi degli idrocarburi – quasi 300 miliardi di dollari l’export dei minerali nel 2018, + 78% nell’ultimo biennio – ma anche le nuove politiche della regione, con il progressivo trasferimento dei flussi da Occidente verso Oriente.
L’UE è il primo partner con il 33% delle importazioni eurasiatiche provenienti dell’Europa e il 45% delle esportazioni UEE, ma la Cina è sempre più vicina anche nel business grazie alla Via della Seta e al conseguente carico di investimenti infrastrutturali, energetici e digitali. In sostanza, nel biennio, l’exploit delle vendite verso il Dragone è stato decisivo: +91,8%, che in termini assoluti vale il picco storico di 63 miliardi di dollari e, per la prima volta, il pareggio di un saldo commerciale storicamente a favore della Cina.
«L’Unione Economica Eurasiatica – ha detto il presidente dell’Associazione Conoscere Eurasia e Banca Intesa Russia, Antonio Fallico – si sta rivelando un player globale sempre più aperto. E sul principio di inclusione si fonda il Forum Eurasiatico, nella convinzione che UE e UEE debbano essere partner e non concorrenti nel percorso verso la Belt and Road Initiative. Perché il business non ha barriere geopolitiche».
Nel complesso, nel 2017-2018, l’interscambio con l’UE migliora notevolmente sul 2016 (+48,4%), ma sul periodo pre-crisi (2013) la performance è ancora in deficit di circa 100 miliardi di dollari. Inoltre, nel periodo, la dinamica delle merci e materie prime eurasiatiche importate in Europa (+59,6%) è più che doppia rispetto all’export UE (+27,3%). Diversa la situazione negli Stati Uniti, dove nell’ultimo anno l’export eurasiatico è riuscito addirittura a superare il dato pre-sanzionatorio (13,8 mld di dollari vs 11,8 mld) con un balzo del 30% solo nell’ultimo anno, mentre all’orizzonte si profila un nuovo partner commerciale, l’Africa, che in cinque anni ha più che raddoppiato gli ordini dall’UEE.
Il 12° Forum Economico Eurasiatico dell’Associazione Conoscere Eurasia è organizzato con Roscongress e Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo, in collaborazione con Association of European Businesses e RSPP (Unione Industriali e Imprenditori della Russia). Partner del Forum: Intesa Sanpaolo, Rosneft, Gazprombank, Credit Bank of Moscow, Region, Group of Companies, Lex Systems. Fra gli sponsor principali figurano nomi quali Banca Intesa Russia, Pirelli, Coeclerici, Assicurazioni Generali, Accenture, Mercantile & Maritime Energy, e con il sostegno di ITTN, International Technology Transfer Network.
Fonte: Conoscere Eurasia