Visita Pompeo, Ambasciata cinese: Parole inaccettabili. Intanto scattano dazi USA su Made in Italy

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Nonostante il clima di apparente cordialità nella visita a Roma del segretario di Stato americano Mike Pompeo, Washington ha pubblicato nelle ultime ore la lista dei prodotti europei che dal prossimo 18 ottobre saranno colpiti dall’imposizione di dazi. Con un aggravio del 25% ad essere penalizzati saranno anche tipicità italiane quali parmigiano reggiano, pecorino romano, prosciutto e provolone. Dazi scatteranno poi nei confronti del whiskey scozzese, dei vini francesi, dell’Emmental svizzero e della groviera nel chiaro intento di colpire etichette tipiche del Vecchio Continente, sia UE che EFTA. Le durissime parole di Pompeo sulla Cina, tanto più roboanti perché pronunciate in un Paese straniero, hanno innescato la reazione dell’Ambasciata cinese di Roma, che ha diramato un comunicato stampa nella tarda serata di ieri.


di Redazione


Nella giornata di ieri, in occasione della sua visita ufficiale a Roma, il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha affermato che «la Cina ha un approccio predatorio negli scambi commerciali e negli investimenti» e che dunque il Paese asiatico rappresenterebbe «una minaccia comune» anche per l’Italia. Preoccupazione presa in carico dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio che, dopo aver guidato diverse missioni in Cina sotto il precedente governo, ieri, al fianco di Pompeo, ha precisato: «Siamo alleati degli Stati Uniti e condividiamo le preoccupazioni su determinate infrastrutture strategiche come il 5G. Non abbiamo nessuna intenzione di partecipare ad accordi commerciali che possano ledere la nostra sovranità come Stato».

Le parole al vetriolo di Pompeo nei confronti della Cina hanno provocato la reazione dell’Ambasciata cinese di Roma, che non ha tardato a replicare. «Il 2 ottobre, durante la conferenza stampa nella sua visita in Italia, il segretario di Stato degli Stati Uniti, Mike Pompeo, ha più volte alzato il dito contro la Cina diffamandola volutamente», ha detto l’Ambasciatore Li Junhua in un comunicato stampa diffuso nella tarda serata di mercoledì. «L’Ambasciata cinese in Italia – ha proseguito il diplomatico – rifiuta fermamente le accuse sollevate e ribadisce la volontà di impegnarsi per sviluppare il partenariato strategico globale con l’Italia e ampliare la cooperazione fattiva su tutti i settori, sulla base del principio di trattamento paritetico e di mutuo vantaggio».

Sul discusso tema del 5G, l’Ambasciatore cinese ha sottolineato che questo strumento «è un nuovo frutto dello sviluppo tecnologico dell’umanità e tutti i governi e le aziende dovrebbero unire le forze e cooperare, progredire insieme e creare ricchezza e seminare progresso», ricordando che «il 5G non può danneggiare la sovranità e la sicurezza di alcun Paese, anzi è una ricerca di tutti i Paesi uniti». Al contrario, secondo Li Junhua, «le aziende ICT cinesi promuovono la cooperazione con i partner italiani, nel rispetto delle leggi italiane e nell’interesse dei cittadini».

Il capo della missione diplomatica cinese in Italia ha reagito sostenendo che «gli Stati Uniti, sotto l’egida di “presunte” minacce alla sicurezza prive di fondamento, creano una campagna diffamatoria della cooperazione tra imprese italiane e cinesi». «Sono sicuro – ha continuato Li Junhua – che il sig. Pompeo non ha dimenticato il programma “PRISM” con cui gli Stati Uniti, tramite l’uso di alta tecnologia, hanno spiato i Paesi loro alleati e raccolto segretamente informazioni sui singoli cittadini». «Allora chi era a minacciare la sicurezza degli altri Paesi? Chi violava la sovranità degli altri Paesi? Non c’è bisogno di dirlo», si è chiesto retoricamente l’Ambasciatore cinese.

In risposta alle accuse di concorrenza sleale ribadite da Pompeo a Roma, Li si è domandato: «Quando gli Stati Uniti hanno fatto ricorso alla forza di un Paese intero per mettere sotto pressione l’azienda Huawei, è stata concorrenza leale? Quando gli Stati Uniti hanno forzato gli altri Paesi a interrompere le cooperazioni già aperte con Huawei, si poteva parlare di concorrenza leale? Il sistema di libero scambio globale è un sistema costituitosi su iniziativa e sotto la guida degli Stati Uniti e riconosciuto da tutti, ma in realtà sono gli Stati Uniti stessi a trarne i maggiori benefici. Gli Stati Uniti, con la scusa della “teoria delle perdite”, avviano guerre commerciali contro altri Paesi, avviano azioni unilaterali e bulliste, dov’è in questo l’equità? Sono molti i Paesi, le istituzioni e le imprese che guardano con profonda preoccupazione a queste scelte intraprese dagli Stati Uniti».

L’Ambasciatore ha difeso il proprio Paese anche dalle invettive di Pompeo in materia di proprietà intellettuale, citando la Camera di Commercio degli Stati Uniti, la quale «nel report sugli indici sui diritti di proprietà intellettuale internazionali pubblicato lo scorso marzo, ha riportato che la Cina ha raggiunto importanti risultati nel law enforcement in ambito di brevetti». Sempre secondo quanto indicato nel comunicato stampa dell’Ambasciata, anche «la Camera di Commercio Sino-Europea, nel maggio scorso, ha evidenziato in una relazione che quasi il 60% delle aziende europee presenti in Cina reputano che ci sia stato un evidente rafforzamento della tutela dei loro diritti di proprietà intellettuale».

«Vorremmo sottolineare – ha concluso Li Junhua – che i risultati che sono oggi ragione di orgoglio per la Cina sono il frutto del duro lavoro e della sapienza che il popolo cinese ha ottenuto versando una goccia dopo l’altra di sudore», attaccando duramente il segretario di Stato americano: «Al contrario, il sig. Pompeo ha detto, orgogliosamente, rivolgendosi a degli studenti che gli Stati Uniti “ricercano l’onore del progresso”, ma questo è invece frutto di “bugie, inganni e furti”. Le bugie, però, rimangono sempre tali e non diventeranno mai realtà».




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