Sesto Continente, Pianeta Blu… tante sono le metafore per indicare la vastità d’acqua che ricopre il 71% della superficie terrestre. Da sempre il mare, luogo di transito, è fonte di risorse ma, dalla metà del XIX secolo, la quantità, la diversità e l’importanza di quest’ultime sono aumentate esponenzialmente. Novità di quest’anno a Port&Shipping Tech (PST), evento in media partnership con Scenari Internazionali, sarà proprio il forum Over&Under The Sea, chiamato ad affrontare il tema mercoledì 6 ottobre prossimo, presso la Sala Auditorium dell’Acquario di Genova.
A cura della Redazione
L’Italia, con i suoi 8.000 chilometri di coste, dovrebbe essere tra i Paesi più interessati alla salvaguardia di questo bene, che genera competizione tra gli Stati per la sua valorizzazione e che il sistema internazionale a fatica cerca di incanalare nel meccanismo delle Zone Economiche Esclusive.
Sotto la superficie del fondo marino troviamo petrolio e gas, sul fondale invece decine di miliardi di tonnellate di noduli metallici, condotte per idrocarburi, cavi per i dati e per l’energia elettrica, risorse la cui potenzialità è destinata a crescere.
Nell’acqua, inoltre, sono presenti risorse biologiche, di cui quelle intercettate dalla pesca sono soltanto una piccola parte, anche se impattante a causa del sovrasfruttamento e delle pratiche scorrette. Infine, le acque superficiali, il più grande collettore solare del pianeta, la cui energia il mare restituisce sotto forma di vento.
In apertura di Over&Under The Sea verrà subito affrontata la questione della pesca che, in un mare affollato, dove le zone nazionali si toccano, diventa un’istanza politica. Parlando invece della Zona Economica Esclusiva italiana, l’attenzione si sposterà sulle risorse minerarie di fondale, tema di grande interesse. Non solo e tanto petrolio e gas, quanto piuttosto minerali e metalli presenti nel Tirreno, tra la Sardegna e la Campania, trasportati dalle profondità della Terra per effetto dell’attività dei vulcani sottomarini. Si tratta di zinco, rame, piombo e oro.
Sempre sul fondo si appoggiano altre risorse, non più naturali ma create dall’uomo: tubi e cavi. Dei primi, Fabrizio Maronta, Redattore e Responsabile Relazioni Internazionali di Limes, racconterà opportunità e problematiche, mentre toccherà allo European Council for Foreign Relations, che ha dedicato un recente studio alla questione, trattare il tema dei cavi-dati in fibra ottica.
Sul fondo corrono però anche altri tipi di cavi, quelli per il trasporto dell’energia elettrica, utilizzati in Italia da Terna per rifornire le isole, per importare energia dall’estero, come il cavo appena inaugurato che porta elettricità dalle centrali idriche albanesi e dai Balcani, e per equilibrare le forniture tra aree del Paese, come il nuovo cavo triangolare in fase di posa che unirà Sicilia, Sardegna e Campania. Non ancora attivo in Italia, ma in arrivo nel giro di qualche anno, il quarto scopo di questi cavi: unire i campi eolici galleggianti off-shore e la terraferma.
L’Unione Europea vede nei collegamenti dati ed energetici un settore strategico, tanto da avergli dedicato il programma Ten-E/eTen, affine al molto più noto Ten-T. Su di esso è in corso un confronto che riguarda anche quali infrastrutture energetiche possano essere considerate green, e quindi meritevoli di investimenti dal bilancio comune e da privati a tassi agevolati. La ragione del contendere principale è oggi sul gas naturale, e quindi interessa i tubi, ma potrebbe riguardare anche l’elettricità trasportata, se questa è prodotta con fonti non-green.
Entrano quindi in campo anche questioni politiche, affrontate dal secondo filone del Forum. Con la crescente valorizzazione delle risorse del mare, l’acqua e i suoi fondali, negli anni Settanta hanno iniziato la loro trasformazione giuridico-politica in “territorio”.
Per evitare una guerra dominata dai più forti, l’ONU ha così creato le Zone Economiche Esclusive, un’estensione economica delle acque territoriali che arriva fino a 200 miglia marine. Nel Mediterraneo, per le sue dimensioni e i numerosi affacci rivieraschi dei Paesi, i conflitti sono inevitabili. Ne parlerà a PST l’Ammiraglio Ispettore (ris.) della Marina Militare Fabio Caffio, uno dei massimi esperti sull’argomento. Daniele Bosio, Coordinatore degli affari marittimi e di sicurezza del Ministero degli Affari Esteri presenterà invece l’International Seabed Authority delle Nazioni Unite, che regola gli utilizzi del fondo marino oltre il limite delle ZEE.
Le risorse marine sono un’opportunità anche per lo sviluppo dell’eolico off-shore che, sia nella costruzione che nella manutenzione, richiede mezzi e personale ultra-specializzato. Ne parlerà Eva Peño, Global Market Leader OSV & Tugs di Bureau Veritas, che estenderà la riflessione alla prontezza degli operatori italiani, partendo dalla considerazione che la prima commessa significativa del settore in Italia, quella relativa al parco eolico off-shore di Taranto, è andata ad un’azienda olandese.
Entro dieci anni, quindi, una parte importante dell’economia italiana dipenderà dal mare che la circonda, non solo come strada ma come fonte di risorse fondamentali. Per questo motivo, ad aprire il Forum sarà l’intervento della Marina Militare, che da qualche anno si sta concentrando su questo nuovo settore facendo ricorso alle proprie specialità e ad alcune partnership pubblico-privato (PPP): su tutte, quella che riguarda le piattaforme energetiche nel Canale di Sicilia e nel Basso Tirreno.