Sostenibilità. WEF: Senza azioni urgenti, emergenza Covid-19 comprometterà transizione ad energia pulita

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A cura della Redazione


La pandemia da coronavirus rischia di compromettere i recenti progressi nella transizione all’energia pulita, sulla scia di inediti crolli della domanda, volatilità dei prezzi e pressioni per compensare rapidamente le conseguenze socio-economiche, fattori che mettono in dubbio la traiettoria di breve termine della trasformazione. A sostenerlo è il Forum Economico Mondiale (WEF) nell’ultima edizione del rapporto Fostering Effective Energy Transition, pubblicato oggi a Ginevra.

All’interno del documento, viene spiegato che le politiche, le linee-guida e le strutture di governance per la transizione energetica a livello nazionale, regionale e globale devono diventare più concrete e resilienti contro gli shock esterni.

L’emergenza Covid-19 ha costretto molte aziende di vari settori ad adattarsi allo sconvolgimento operativo, ai cambiamenti della domanda e a nuove modalità di lavoro, mentre i governi hanno introdotto pacchetti per la ripresa economica finalizzati a mitigare questi effetti. Se messi in atto sulla base di strategie a lungo termine, queste misure potrebbero persino accelerare la transizione all’energia pulita aiutando i Paesi a sostenere i loro sforzi verso sistemi di approvvigionamento energetico sostenibili ed inclusivi.

«La pandemia da coronavirus fornisce l’opportunità di considerare interventi atipici sui mercati energetici e la collaborazione globale a sostegno di una ripresa che acceleri la transizione quando la crisi sarà rientrata», ha affermato Roberto Bocca, responsabile per l’ambito Energia e Materie Prime del Forum Economico Mondiale. «Questo gigantesco reset ci garantisce la possibilità di lanciare strategie aggressive, lungimiranti e di lungo termine per un sistema energetico diversificato, sicuro e affidabile che, in definitiva, supporti la crescita futura dell’economia mondiale in modo equo e sostenibile».

Il rapporto delinea una panoramica dell’Indice di Transizione Energetica (ETI) 2020, che valuta 115 economie sull’attuale performance dei rispettivi sistemi di approvvigionamento energetico – misurando sviluppo economico, sostenibilità ambientale, sicurezza ed indicatori di accesso energetico – e della loro preparazione alla transizione verso sistemi energetici sicuri, sostenibili, affidabili ed inclusivi.

I dati relativi al 2020 evidenziano che tre quarti dei Paesi analizzati hanno migliorato la loro sostenibilità ambientale, nonostante la media globale specifica resti la più bassa dei tre ambiti presi in esame. Questo miglioramento è il risultato di approcci poliedrici e progressivi, tra cui la tariffazione del carbonio, la chiusura di impianti a carbone prima del previsto e la ridefinizione del mercato elettrico per l’integrazione delle fonti di energia rinnovabile.

Ad ogni modo, questo passo in avanti, duramente conquistato, mette in luce i limiti di un approccio che si affida unicamente ai vantaggi progressivi ottenuti dalle politiche e dalle tecnologie esistenti per completare la transizione all’energia pulita. Il più grande risultato complessivo si osserva tra le economie emergenti, con un punteggio ETI medio che nei dieci Paesi al vertice della graduatoria resta costante dal 2015, segnalando la necessità di soluzioni cruciali, un’urgenza minacciata dal Covid-19.


Indice di Transizione Energetica 2020

La Svezia guida la classifica dell’Indice di Transizione Energetica (ETI) per il terzo anno consecutivo, seguita dalla Svizzera e dalla Finlandia. La Francia, ottava, ed il Regno Unito, settimo, sono gli unici Paesi del G20 presenti nel 10% al vertice della graduatoria. Condividono qualità comuni, come la limitazione dei sussidi al settore energetico, la riduzione della dipendenza dalle importazioni (aumentando in questo modo la sicurezza energetica), l’acquisizione di vantaggi in termini di intensità energetica del PIL ed il crescente impegno politico a perseguire obiettivi ambiziosi in tema di transizione energetica e cambiamento climatico.

La performance tra gli altri membri del G20 è variegata. Centri emergenti della domanda come India (74a) e Cina (78a) hanno compiuto notevoli sforzi per migliorare l’ambiente, in particolare per quanto riguarda l’impegno politico, il coinvolgimento e l’investimento sul consumatore, l’innovazione e lo sviluppo infrastrutturale.

Nel caso della Cina, i problemi legati all’inquinamento atmosferico hanno determinato politiche di controllo delle emissioni, la produzione di veicoli elettrici e lo sviluppo della più elevata capacità di solare fotovoltaico ed eolico on-shore al mondo. Per quanto concerne l’India, invece, i vantaggi sono derivati da un programma governativo di espansione delle energie rinnovabili, attualmente mirato a raggiungere quota 275 GW entro il 2027. L’India ha inoltre compiuto significativi progressi in materia di efficienza energetica attraverso numerosi appalti per l’installazione di lampadine a LED, contatori intelligenti e programmi di etichettatura degli apparecchi elettrici. Misure analoghe sono in fase di sperimentazione per ridurre i costi dei veicoli elettrici.

Al contempo, la tendenza è stata moderatamente positiva in Germania (20a), Giappone (22°), Corea del Sud (48a) e Russia (80a). La Germania ha dimostrato un forte impegno nella dismissione del carbone e nella decarbonizzazione dell’industria attraverso l’utilizzo dell’idrogeno puro, tuttavia l’affidabilità dei servizi energetici resta una sfida. Sia il Giappone che la Corea del Sud affrontano fisiologici svantaggi quali importatori netti di energia. Nonostante ciò, un ambiente per gli investimenti innovativo, lo sviluppo infrastrutturale e l’impegno politico rimangono elementi positivi strategici in entrambi i Paesi. In Russia, il settore energetico è tutt’ora un solido pilastro dell’economia nazionale e continua a recitare un ruolo di guida nel mondo per la sicurezza energetica, sebbene i passi in avanti in ambito di sostenibilità ambientale siano stati modesti.

Dall’altro lato, i punteggi ETI di Stati Uniti (32i), Canada (28°), Brasile (47°) ed Australia (36a) sono stagnanti o in calo. Le sfide confermano la complessità dei compromessi intrinseci alla transizione energetica. Negli Stati Uniti, i venti contrari sono principalmente legati alla politica ambientale, mentre per Canada ed Australia le sfide risiedono nell’equilibrio tra la transizione energetica e crescita economica, considerando il peso del settore energetico nelle loro economie.

Il fatto che solo 11 dei 115 Paesi presi in esame hanno registrato stabili miglioramenti nel punteggio ETI dal 2015 evidenzia la difficoltà della transizione energetica. Argentina (56a), Cina (78a), India (74a) e Italia (26a) sono tra i principali Paesi con importanti miglioramenti annuali. Anche altri hanno compiuto significativi passi in avanti nel tempo, come Bangladesh (87°), Bulgaria (61a), Repubblica Ceca (42a), Ungheria (31a), Kenya (79°) e Oman (73°).

Di contro, i punteggi di Canada (28°), Cile (29°), Libano (114°), Malesia (38a), Nigeria (113a) e Turchia (67a) sono scesi negli ultimi cinque anni. Gli Stati Uniti si piazzano per la prima volta al di fuori del 25% di testa, principalmente a causa di una prospettiva regolatoria incerta in materia di transizione energetica.

Più dell’80% dei Paesi hanno migliorato la loro performance relativa ad accesso e sicurezza energetica dal 2015 ad oggi, ma i progressi nei Paesi in via di sviluppo dell’Asia e dell’Africa restano una sfida. I programmi per l’accesso all’energia in queste regioni devono concentrarsi sui servizi alla comunità quali ad esempio l’illuminazione stradale, teleriscaldamento e raffreddamento, refrigerazione alimentare e conservazione farmaceutica, sanificazione urbana e gestione del traffico.

Nelle economie avanzate, l'”accesso” è invece definito dalla convenienza. Le bollette rappresentano una quota crescente della spesa familiare, una sfida che può essere esacerbata dalle incertezze economiche create dal Covid-19. Inoltre, la sicurezza energetica è sempre più vulnerabile rispetto ai fenomeni atmosferici estremi come uragani, tempeste ed incendi – che stanno aumentando in frequenza ed intensità – o di fronte agli attacchi informatici.

Mentre i divari tra ciò che è richiesto, ciò che è impiegato e ciò che sarà probabilmente raggiunto restano ampi, gli sconvolgimenti aggiuntivi causati dal Covid-19 hanno destabilizzato il sistema energetico globale con potenziali ostacoli di breve termine. Infine, maggiori sforzi sono necessari per garantire che lo slancio recente non sia soltanto preservato ma accelerato allo scopo di raggiungere gli ambiziosi obiettivi fissati.




Traduzione a cura della Redazione
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