di Corinna Ramognino
RIMINI – Unbound. È stato questo il tema conduttore scelto per l’edizione 2022 di TTG Travel Experience, SIA Hospitality Design e SUN Beach&Outdoor Style, insieme di eventi che dal 12 al 14 ottobre scorsi hanno riunito a Rimini i maggiori operatori del comparto turistico italiano ed internazionale. Il termine anglofono si riferisce alla nuova condizione del settore che, finalmente slegato dalle limitazioni pandemiche, ha ritrovato l’entusiasmo fornendo già in estate fortissimi segnali di ripresa, prossimi ai dati della stagione 2019.
Presenze in crescita del 25% rispetto al 2021, per una manifestazione che ha riconfermato alcune tendenze in atto già prima della pandemia, presentando interessanti novità. Tra i temi principali dell’ultima edizione sono emersi il ritorno ad un turismo esperienziale a misura d’uomo, la riscoperta della natura e dell’entroterra, e la maggior attenzione alla sostenibilità. Due nuovi elementi, inoltre, si stanno inserendo nel panorama turistico: la gamification delle destinazioni e la possibile applicazione al settore del metaverso.
La ricerca di un turismo esperienziale e di un più profondo contatto col territorio si percepisce in tutti i target di viaggiatori, le priorità si rovesciano anche per i fruitori più esigenti: il lusso non è più rappresentato soltanto dallo sfarzo ma anche dal ritorno alla semplicità e dalle esperienze autentiche. Così, una coinvolgente lezione di cucina concentra un maggior valore emozionale rispetto ad un pranzo impiattato e servito, ed il turismo enogastronomico diventa un ambito privilegiato per toccare emotivamente il cliente.
Il viaggio si trasforma in una serie di momenti durante cui emozionarsi ed apprendere per un’esperienza dalla quale tornare a casa trasformati e arricchiti. In tutto ciò, lo storytelling gioca un ruolo-chiave in termini di marketing territoriale con lo scopo di elevare il concetto di turismo dal semplice spostamento fisico temporaneo al piano emotivo della crescita personale.
Si torna così a toccare con mano il territorio lungo sentieri e percorsi naturalistici, da attraversare a piedi o in bici, che sembrano i nuovi protagonisti del turismo post-Covid: moltissime sono infatti le regioni italiane che fanno della loro bandiera la promozione dei parchi naturali e delle aree interne, come l’Abruzzo con il Parco della Majella o le Marche con i Monti Sibillini.
Non a caso, la kermesse riminese ha visto anche la consegna degli Oscar dell’Ecoturismo Legambiente, che hanno premiato il Parco Nazionale del Vesuvio, l’Area Marina Protetta di Isola dell’Asinara e il Parco Milano Nord, nonché il progetto Costa dei Trabocchi, che prevede punti di interscambio per promuovere la mobilità ciclabile lungo la costa abruzzese.
Notevole l’attività che ha animato gli stand di diverse regioni del Centro e del Sud, come le Marche, l’Abruzzo, il Molise [per la seconda volta al TTG], la Sardegna e la Calabria, che si ripropongono non più soltanto per le località costiere ma anche per il loro entroterra rivalorizzato.
Più in generale, la fiera ha posto l’accento sulla crescente tendenza ad un turismo verde e sostenibile, che si esprime in gruppi di viaggiatori meno numerosi e più intimi, fino al trend crescente del solo-travelling, cioè del viaggio in solitaria.
Interessante, a questo proposito, è il sondaggio condotto da Virtuoso, network specializzato nel segmento luxury e viaggi esperienziali, secondo cui circa l’80% della fascia di viaggiatori più esigenti tiene in grande considerazione l’impatto ambientale della propria vacanza e sarebbe disposto a pagare di più per un viaggio sostenibile e rispettoso nei confronti del territorio visitato e della sua comunità.
Questo indica che la sostenibilità resterà molto probabilmente al primo posto tra le preoccupazioni dei clienti di fascia alta e che il ritorno ad un turismo consapevole continuerà a trasformare il modo in cui viaggeremo nei prossimi anni, nel tentativo di rendere i flussi di persone una forza costruttiva e non distruttiva per il territorio ospitante.
A questa preoccupazione si aggiunge lo sforzo dei territori a destagionalizzare gli arrivi, promuovendo le località nell’arco di tutto l’anno: una tendenza che, insieme all’arginamento dell’overtourism [come nel caso degli ingressi contingentati a Venezia], intende contribuire a creare un nuovo turismo lento ed immersivo.
Il turismo passa quindi da “mordi e fuggi” a live like a local. Durante la sessione Workation e business travel: quali i veri vantaggi per le aziende e per i viaggiatori? di giovedì 13 ottobre è riemerso con forza il tema dello smart working. Dopo la pandemia, infatti, il numero di lavoratori passati allo smart working a tempo pieno è salito da 0,5 a circa 6 milioni di persone, evidenziando l’attualità di questo tema. Il termine workation nasce da una crasi fra “work” e “vacation” e prevedrebbe la possibilità di lavorare da remoto presso luoghi di villeggiatura.
Secondo alcuni relatori, questa parola soffre di un errore semantico poiché il tempo del lavoro e quello delle ferie non dovrebbero coincidere. Piuttosto, tale terminologia sarebbe sintomo di una ricerca di equilibrio tra vita privata e prestazioni lavorative, e troverebbe il suo compimento nel trasferire la postazione di lavoro in un luogo in cui si possa godere di tempo libero di qualità, spesso in campagna, lontano dai centri urbani. Torna così nuovamente l’esigenza del contatto con la natura, di stare all’aria aperta e fare attività fisica per ritrovare sé stessi.
La questione si inserisce nel più intricato dibattito tra turismo disconnesso e gamification delle destinazioni, operazione che sta avendo molto successo in aree storicamente meno vocate al turismo, come ad esempio la Basilicata. Qui, attraverso lo sviluppo del gioco con l’app Lucanum – nato nel 2018, premiato nel 2021 e in continua evoluzione – si sono registrati ottimi risultati in termini di coinvolgimento del pubblico e di attrazione dei flussi turistici.
Questo progetto si sviluppa nel metaverso, consentendo agli utilizzatori di conoscere in anteprima, tramite giochi virtuali, i monumenti che potranno visitare di persona. Il progetto Lucanum si integra nella più ampia tendenza alla rivalorizzazione dei borghi interni: è infatti parte di Mirabilia, rete delle Camere di Commercio italiane accomunate da almeno un sito UNESCO nella loro area geografica, nata nel 2012 per lo sviluppo dei borghi meno conosciuti della Penisola.
Si affianca a questo progetto l’ormai celebre rete dei Borghi più Belli d’Italia, da oltre vent’anni in prima linea per la valorizzazione dei borghi meno coinvolti dai flussi turistici, e i luoghi Bandiere Arancioni del Touring Club Italiano, intorno ai quali anche la Regione Liguria ha presentato una strategia di marketing capillare, distribuendo cartoline promozionali di borghi interni meno conosciuti come Triora, Sassello, Finalborgo o Pigna.
La rivalorizzazione dell’entroterra è una tendenza affermata già da tempo nelle strutture turistiche, che sorprende soprattutto per la fascia lusso con alcuni esempi di rilievo: in Abruzzo con l’iconico caso di Sextantio a Santo Stefano di Sessanio (AQ), aperto nel 2004 dall’imprenditore Daniele Kihlgren, che lavora esclusivamente con materiali locali, e in Umbria con l’Eremito, aperto nel 2013 nei pressi di Parrano (TR), dove gli ospiti possono disconnettersi nell’atmosfera di un vero eremo medievale, il Reschio Estate di Lisciano Niccone (PG), castello di lusso con vicine proprietà a cinque stelle, e il nuovissimo Torre del Nera Albergo diffuso & Spa a Scheggino (PG), struttura diffusa attenta all’ecosostenibilità.
Il ritorno ad un turismo lento ed approfondito è quindi ciò che molte destinazioni italiane auspicano per promuovere appieno i tesori del Bepaese, che offre moltissime mete ancora da scoprire al di fuori dalle più conosciute direttrici turistiche di massa.
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