SPIEF 2018. Da San Pietroburgo uno sguardo alla dinamiche di integrazione economica in Europa e in Asia

image_pdf

Lo scorso 25 maggio, durante l’ultima edizione del Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo, è andato in scena un seminario dal titolo Dall’Atlantico al Pacifico: creare uno spazio di fiducia, che si è focalizzato sulla crescente cooperazione tra Europa ed Asia e sul ruolo giocato in questo quadro dalle economie dello spazio eurasiatico propriamente detto. Moderato da Peter Lavelle, anchor di Russia Today, il dibattito ha visto la presenza per l’Italia di Antonio Fallico, presidente di Banca Intesa Russia, che ha potuto così confrontarsi con altri relatori quali il Senatore Aleksej Puškov, Aleksej Chekunkov, Sergej Karaganov, Philippe Pégorier, Klaus Mangold e Xu Shitao.


di TASS


La crisi politica non riduce l’interesse delle imprese nella cooperazione internazionale
«Stiamo parlando di una guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, ma le aziende vogliono commerciare, non combattere. Quindi penso che l’aspetto della crisi sia più un fenomeno politico, quando i politici usano la retorica per il consumo interno», secondo quanto riferito da Aleksej Chekunkov, AD del Fondo per lo Sviluppo dell’Estremo Oriente e della Regione di Bajkal.
«Nonostante i problemi politici, gli uomini d’affari sono in contatto tra loro, vanno nella direzione della fiducia, per costruire la fiducia con gli europei, con i russi. Il 70% degli investimenti in Russia sono investimenti europei, il 10% americani», ha detto Philippe Pégorier, presidente di Alstom in Russia e nella Comunità degli Stati Indipendenti. «Oggi alcuni governi stanno conducendo una ‘guerra fredda’ contro il governo russo. Ma la società occidentale non sta conducendo una ‘guerra fredda’ contro la società russa. A prima vista, abbiamo una ‘guerra fredda’, ma il business è più o meno a posto», ha invece sottolineato Aleksej Puškov, presidente della Commissione del Consiglio Federale Russo sulla Politica di Informazione.

Russia e Cina stanno diventando partner strategici
«In precedenza, la Cina era in qualche modo al di fuori del mercato russo per motivi politici. Naturalmente, la Cina sta tornando in Russia e vi aumenterà la sua quota di mercato, proprio come vuole aumentarla in altri Paesi del mondo. Non penso che la Russia andrà in Cina. La Cina sta al momento ripristinando la propria posizione in Russia», ha aggiunto Philippe Pégorier.
«Cina e Russia sono economicamente ben complementari. La Cina ha un potenziale significativo, persino troppo grande, nelle infrastrutture e nell’industria. L’Asia Centrale è estremamente importante, ma da sola non si muoverebbe se dovesse trattarsi dell’Europa o del Pacifico», ha detto Xu Shitao, capo economista di Deloitte China. «Le ultime due amministrazioni degli Stati Uniti hanno fatto tutto il possibile, stanno spingendo Mosca e Pechino l’una fra le braccia dell’altra, facendo di tutto per avvicinare Russia e Cina. I cinesi capiscono molto bene che se è in corso una campagna efficace per isolare la Russia, allora la Cina sarà la prossima», ha osservato Aleksej Puškov.

La ‘guerra commerciale’ e le sanzioni hanno un effetto dannoso sul libero commercio
«Siamo di fronte a sforzi per distruggere la fiducia […]. Fondamentalmente, un unico potere globale è coinvolto in questo e ha imboccato una direzione secondo cui l’America viene prima di tutto e gli interessi degli Stati Uniti sono sempre al primo posto, nonostante l’equilibrio fra interessi generali. Questo è in contrasto con la necessità di ripristinare la fiducia nel mondo», ha nuovamente commentato Puškov.
«L’economia mondiale sta andando nella direzione del protezionismo, poi vi sono le restrizioni alle importazioni globali di acciaio e alluminio, e le nuove tariffe, collegate alle esportazioni cinesi. Questo può essere definito l’inizio di una guerra commerciale. Le continue sanzioni economiche occidentali contro la Russia dal 2014 mostrano forse l’inizio della fine del libero scambio. L’elenco delle violazioni contro il libero commercio, purtroppo, sono in aumento», ha sottolineato Antonio Fallico, presidente di Banca Intesa Russia.

Creazione di uno spazio di fiducia tra gli Stati
«Se gli interessi coincidono, se gli Stati si stanno muovendo nella stessa direzione, allora si può lavorare insieme […] È possibile creare una relazione che possa essere ritenuta fiducia in modo condizionale. Ma se non c’è una base solida, allora nulla sarà possibile. È necessario capire che la via della cooperazione è sempre la migliore», ha affermato Sergej Karaganov, preside della Facoltà di Economia e Politica Mondiale della Scuola Superiore di Economia in Russia. «Non vedo alcuna controindicazione nei confronti di Cina, Russia e Germania, non solo per creare un’alleanza, ma per applicare una grande sinergia», ha poi sintetizzato Xu Shitao.

La scelta dell’orientamento pro-russo dell’Europa
«Oggi molti in Europa dicono […] che la Russia si sta spostando verso est e che è meno impegnata con l’Europa occidentale. E questo, ovviamente, è un cambio di paradigma. Questa sarà la nuova differenza tra Europa occidentale e Russia. Vogliamo essere certi che, quando consideriamo le scelte politiche, comprendiamo meglio dove la Russia voglia muoversi. Vorremmo essere più vicini alla Russia […] L’Europa dovrebbe stare insieme alla Russia e capire strategicamente dove andare. E dopo la decisione degli Stati Uniti sull’Iran, questo è diventato ancora più importante. Dobbiamo avere una nuova base di fiducia», ha detto Klaus Mangold, presidente del Consiglio di Amministrazione di TUI.

Condizioni per l’integrazione economica dell’Europa e dell’Asia
«L’Asia ha una grande opportunità di creare qualcosa che unirà di più i Paesi. Se guardiamo a Stati come il Kazakhstan e l’Uzbekistan, notiamo che questi Paesi si sviluppano molto bene […] Alla fine vedremo che Kazakhstan e Uzbekistan possono diventare motori di una nuova strategia. Cerchiamo di aiutarli attraverso i sussidi, attraverso la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, in modo tale da creare una buona base per gli investimenti», ha aggiunto Mangold. «Sosteniamo una maggiore integrazione con il business europeo per una maggiore integrazione delle due Unioni: quella Eurasiatica e quella Europea», ha commentato Philippe Pégorier.

Reazione alla pressione degli Stati Uniti
«La fiducia è una buona cosa, ma per cambiare le regole del gioco occorre innanzitutto che vi siano delle regole. Non siamo in un mondo a senso unico. Abbiamo l’opportunità di dimostrare che l’Europa esiste, di spiegare agli Stati Uniti che, ovviamente, è bene difendere i propri interessi ma che anche la Russia deve difendere i propri interessi, e così l’Europa. Dobbiamo mostrare agli Stati Uniti che non sono gli unici al mondo», ha detto Jean-Pierre Thomas, presidente della Thomas Vendome Investment.


Traduzione a cura della Redazione
Fonte in lingua originale qui



© Riproduzione riservata