A cura della Redazione
Divise da una cortina di ferro fissata nel lontano 1953 con l’Armistizio di Panmunjeom, le due Coree sono ancora alle prese con un difficile processo di normalizzazione delle relazioni diplomatiche ed economico-commerciali. Con il nulla di fatto al vertice di Hanoi del 2019 tra Donald Trump e Kim Jong-un sono naufragati tutti gli importanti progressi compiuti nel corso dell’anno precedente, durante il quale la ripresa del dialogo permise lo svolgimento di ben tre vertici intercoreani ad undici anni di distanza dal precedente, risalente al 2007, quando a guidare le redini del potere a Pyongyang era ancora Kim Jong-il.
Il presidente sudcoreano Moon Jae-in, tuttavia, non si è dato per vinto e continua a credere che, pur con la necessaria prudenza, la Sunshine Policy ereditata dal compianto Kim Dae-jung sia ancora la strada da privilegiare. A ben guardare le tendenze prevalenti nell’opinione pubblica, specie tra i giovani e giovanissimi, Moon sembra interpretare correttamente le visioni e gli auspici della società sudcoreana.
Oltre 6 giovani sudcoreani su 10 ritengono infatti che l’unificazione con la Corea del Nord sia necessaria. A rilevarlo sono i risultati, pubblicati oggi e riportati dall’agenzia sudcoreana Yonhap, di un sondaggio condotto tra il 2 e il 30 Novembre dell’anno scorso dai Ministeri dell’Istruzione e dell’Unificazione su 68.750 studenti coinvolti tra scuole elementari, medie e superiori in tutto il Paese. Secondo il 62,4% dei giovani interpellati le due Coree dovrebbero riunificarsi.
La rilevazione fa così segnare un aumento del 6,9% di chi ritiene necessaria l’unificazione rispetto al dato emerso da un sondaggio analogo condotto un anno prima. Tra gli studenti che sostengono questa tesi, il 28,4% ha fatto riferimento all’opportunità di ridurre la minaccia bellica, mentre il 25,5% ha motivato la propria opinione richiamando le comuni radici etniche.
A crescere è anche il dato di chi crede che l’unificazione non sia necessaria, salito al 24,2% dal 13,7% del 2018 e dal 19,4% del 2019. Tra questi prevale il timore per i problemi economici e sociali che potrebbero derivarne, un tema di vasta portata effettivamente ancora tutto da capire e valutare con grande attenzione, viste anche le difficoltà incontrate più volte negli ultimi sedici anni dal Complesso Industriale di Kaesŏng, dove le attività produttive “intercoreane” restano ancora sospese dal 2016. Gli indecisi rappresentano invece il 13,4% degli intervistati.
Più nel dettaglio, a considerare la Corea del Nord un partner per la cooperazione è il 54,7% degli interpellati complessivi, cioè il 10,9% in più rispetto al sondaggio relativo al 2019. Coloro che vedono in Pyongyang un attore di cui diffidare scendono invece di 11,6 punti percentuali, attestandosi al 24,2%. Per il 35,2%, inoltre, le relazioni tra le due Coree sono viste ancora come “non pacifiche”, in crescita per il secondo anno consecutivo.
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